Connettiti con Renovato 21

Necrocultura

Aborto e sacrificio umano. La realizzazione

Pubblicato

il

Sono diversi anni che osserviamo la trasformazione di Tucker Carlson. Lo abbiamo visto, dal 2017 in poi, trasformare radicalmente il suo discorso.

 

Bisogna ricordare che era un giornalista del mainstream: di più, era nato per esserlo, e fare parte dell’élite della cosiddetta «Washington permanente». Figlio di un giornalista conservatore divenuto diplomatico, giovanissimo ha trovato la strada aperta nei grandi canali di informazione, come la CNN. A trent’anni girava con il papillon, intervistava Britney Spears e difendeva la guerra in Iraq, frequentava i salotti di Washington e conduceva talk show che ospitavano ogni grande figura della politica americana.

 

Poi è successo qualcosa. Arrivato a Baghdad, si era reso conto della follia dell’intervento americano, e della folle brama di sangue dei neocon. Anni dopo, arrivato Trump sulla scena, si rese conto che le domande che poneva il biondo personaggio della reality TV – tipo: a cosa serve, oggi, la NATO? – facevano schiumare di rabbia tutti i suoi vicini di casa di Washington, che però non riuscivano a spiegarsi il perché.

 

Il ripensamento di Carlson ha assunto proporzioni gargantuesche: ha cominciato a mettere in discussione i media, di cui fa parte, come pure strumento di controllo dell’élite, ha attaccato a testa bassa deputati e senatori repubblicani incistati nella palude della capitale americana, ha cominciato ad interessarsi di temi proibiti, ha messo in discussione il sostegno all’Ucraina.

 

Tutto questo divenendo il giornalista della TV via cavo americana più seguito del Paese, stracciando di ordini di grandezza i concorrenti delle reti asservite a Biden e al sistema economico-militare che lo sostiene. I motivi per cui i Murdoch lo hanno licenziato da Fox News non sono ancora noti, tuttavia possiamo intuire che la sua voce era diventata troppo forte, troppo centrale, troppo dissonante con quella della narrativa imperiale – specie se bisogna preparare il popolo all’Armageddon della guerra frontale con la Russia.

 

A latere dei suoi discorsi geopolitici e sociopolitici, abbiamo notato nelle trasmissioni di Carson crescere un concetto, che a noi e ai lettori di Renovatio 21 è familiare assai, ma che mai pensavamo fosse possibile sentire da un giornalista di successo, tanto più americano. In varie puntate del suo show, ecco che Tucker ha cominciato a parlare di «sacrificio umano».

Sostieni Renovatio 21

La questione è stata slatentizzata una volta per tutte in un suo intervento a Cleveland la settimana scorsa. Si trattava di una serata messa in piedi da un’organizzazione chiamata Center for Christian Virtue, che lo ha preso come ospite. L’Ohio sta per affrontare un voto per un emendamento proposto da Planned Parenthood, l’inarrestabile multinazionale dell’aborto.

 

«Sono davvero colpito dalle iniziative elettorali che voi elettori dovrete affrontare a novembre», ha esordito. «Sono colpito perché sono così diversi dalla politica di cui mi sono occupato per gran parte della mia vita».

 

Carlson ha affermato che per la maggior parte degli ultimi tre decenni «i dibattiti che abbiamo avuto nella sfera politica riguardavano visioni contrastanti su come migliorare la vita delle persone», tuttavia ciò non è più vero: «quando ti ritrovi in ​​un’elezione in cui le due principali iniziative elettorali sono 1) incoraggiare le persone a uccidere i propri figli e 2) incoraggiare i propri figli a drogarsi, chi ne trae vantaggio?» si è chiesto tra segni di approvazione del pubblico.

 

«L’unica fonte pura di gioia nella tua vita sono i tuoi figli», ha dichiarato Carlson, che ne ha 4, quasi tutti oramai abbastanza cresciuti. «Lo scopo della vita è avere figli e vederli avere dei nipoti. Niente ti porterà gioia come quella. Niente si avvicina!».

 

«Scambieresti il ​​tuo lavoro con i tuoi figli? Daresti qualcosa in cambio per i tuoi figli? Ovviamente no!»

 

«Chiunque ti dica: “non avere figli”, “uccidi i tuoi figli’ non è tuo amico. Sono vostri nemici», ha detto Tucker.

Poi Tucker realizza qualcosa di immenso. Entra in un territorio ancora molto inesplorato, perfino per la chiesa cattolica: la linea retta tra il sacrificio dei bambini nell’Antico Testamento e le false promesse dell’odierna industria dell’aborto.

 

«È una promessa molto riconoscibile quella che ti stanno facendo perché è vecchia come il tempo ed è raccontata in grande dettaglio in tutta la Bibbia ebraica».

 

«È un sacrificio umano. (…) Di tutti i peccati commessi dagli antichi, quel peccato ogni volta che viene descritto, viene chiamato esecrabile».

 

«Perché le persone lo facevano? Perché credevano di ottenere in cambio potere e felicità. Tutto ciò che serve è sacrificare i tuoi figli».

Aiuta Renovatio 21

«Questo è vecchio quanto il tempo», ha detto Carlson. «Ogni civiltà sulla faccia della Terra si è impegnata in questo. Tutti. Non solo i Maya e gli Aztechi». Anche gli scandinavi, ricorda.

 

«La documentazione archeologica ci dice che il sacrificio umano, il sacrificio dei bambini, l’uccisione dei bambini, è l’unica costante della civiltà umana».

 

«Come può essere? Come possono tutte queste civiltà situate in diversi punti cardinali – che sappiamo non avevano alcun contatto tra loro – raggiungere la stessa conclusione, che in cambio dell’uccisione dei propri figli, sarebbero felici o al sicuro? Probabilmente non è una conclusione che hanno raggiunto in modo organico, giusto?».

 

«Ciò va contro l’imperativo della biologia evoluzionistica che è quello di continuare la specie. E quelli di noi che sono cresciuti in un mondo secolare a cui viene insegnato che le persone sono motivate dall’istinto progettato per continuare la specie dovrebbero fermarsi e dire: “Aspetta un secondo”. In che modo uccidere i propri figli favorisce la perpetuazione della specie?».

 

«Non è così. In effetti, è un attacco a questo», ha detto Carlson. «Non è una funzione umana naturale voler uccidere i propri figli. È un’idea, un impulso che è stato introdotto».

 

«Forze esterne agiscono sulle persone in ogni momento nel corso della storia, in ogni cultura del pianeta, per convincere le persone, che se sacrificano i loro figli, saranno felici e al sicuro».

 

«È esattamente questo ciò di cui si tratta. È un diritto religioso. Questo non è un dibattito politico. Non ti stanno dicendo che una ragazza è stata violentata a 13 anni e deve andare all’università, quindi purtroppo è necessario abortire il bambino. No, questo è 20 anni fa. Ora dicono che l’aborto di per sé è un percorso verso la gioia».

 

Conclude.

 

«Quindi, questo non è un dibattito politico. Questa è una battaglia spirituale. Non c’è altra conclusione».

Sostieni Renovatio 21

La portata di questo concetto, così ben sinteticamente qui spiegato, dovrebbe sconvolgere chiunque – lo crediamo da sempre.

 

Perché è quello che personalmente vado scrivendo oramai da oltre un decennio, e che Renovatio 21 ripete appena può: è in corso il ritorno al sacrificio umano, il mondo sta venendo portato a rendere la morte violenta un fenomeno normalizzato, integrato alla società stessa, ritenuto necessario alla sua stessa esistenza morale.

 

L’aborto, l’eutanasia, l’uccisione per squartamento per predazione degli organi, sono forme surrogate del sacrificio umano di ritorno, atti sacrificali camuffati per essere riassimilati dal mondo moderno come diritti e perfino come virtù.

 

Di più: abbiamo visto come la politica, con pochissime eccezioni, tremi all’idea di toccare le leggi sull’«interruzione volontaria della gravidanza». Abbiamo visto, anche in Italia, come chi ascende il potere come prima cosa debba dichiarare che non metterà mano al figlicidio legalizzato: è quello che su queste pagine abbiamo chiamato l’inchino a Moloch.

 

Moloch migliaia di anni fa, Moloch 194 oggi. Fin qui, direte, niente di nuovo: è un’idea che può essere venuta a tutti. Tuttavia pochi hanno il coraggio di chiedersi, e di rispondersi, riguardo da dove mai possa venire questa pulsione di morte della società.

 

Ebbene, chi mantiene la fede nella religione fondata sulla croce, dovrebbe sapere come rispondersi. Dio è venuto qui e da innocente è stato trucidato. No, un modo più chiaro di spiegarlo non c’è. Aveva detto che la buona novella deve estendersi a tutte le genti – cioè a tutti i popoli che praticavano sacrifici umani, tutti i pagani a cui i loro dèi demandavano il sangue dei figli.

 

E chi sono davvero questi dèi?

 

Salmo 96, versetto 5: Omnes dii gentium daemonia, gli «dèi pagani sono demoni». Qualche anno fa, preparando una conferenza, ho notato che la nuova traduzione della Bibbia approvata dalla Conferenza Episcopale Italiana traduce in altro modo: «Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla». Mica mi sono stupito: non credono nei demoni, perché non credono in Cristo, non credono in Dio (ma beccano, comunque, o forse proprio per questo, l’8 per 1000).

 

Quindi, il ritorno del sacrificio umano porta seco, giocoforza, il ritorno degli dèi antichi?

 

Sì, senza dubbio, e sempre più materialmente. Sempre più impudicamente, pubblicamente.

Sostieni Renovatio 21

Pensate al caso Balenciaga, dove d’un tratto, in pubblicità dai costi esorbitanti, distribuite in canali massivi, compare, senza che vi sia un vero motivo se non una qualche assonanza con il brand, la parola «BAAL». Baal, la divinità cananea della pioggia e della tempesta, compare di Moloch nella religione dei sacrifici umani. Ricordate? Era in una di quelle campagne che furono accusate di normalizzare la pedofilia.

 

Un dio fenicio, finito d’un bleu in una fotografia di moda che riguarda, guarda caso, i bambini.

 

Oppure pensate al caso dell’Ucraina, dove il ritorno del paganesimo assassino ha dato segni di incredibile evidenza, al punto da essere definibile come programmatico, e con esiti talvolta grotteschi. Renovatio 21 ha scritto diversi articoli sulla questione, sulla tenebra di Valpurga che sembra ora possedere Kiev.

 

Ma si va oltre. Tutto il senso paganizzante della destra dell’ultimo secolo, il solco ancora attivo dei vari Evola e De Benoist, è leggibile nel medesimo senso: la sostituzione del cristianesimo visto come ostacolo allo scatenarsi degli antichi padroni dell’uomo.

 

La sinistra fa lo stesso. Il culto dell’antropologia viene sposato con l’aiuto alla migrazione, con le religioni animiste africane e i loro riti che, più che tollerati, sono esaltati dal goscismo. Parimenti, l’ecologismo ha già compiuto il salto articolato verso il paganesimo, accettando una visione panteista con a capo una divinità chiamata Gaia, alla quale l’uomo deve sacrificarsi, essendo la sua presenza di danno.

 

Vanno citati anche gli psiconauti alla Terence McKenna, quelli che credono che sia possibile esperire il divino per tramite degli allucinogeni: in molti raccontano immancabilmente la storia che durante i loro «viaggi» drogastici hanno incontrato, in questa dimensione di pace, degli esseri senzienti, i quali raccomandavano loro di conservare la terra con il controllo della popolazione. Gli dèi parlano proprio come l’ONU, Bill Gates e miriadi di politici ed elettori del Partito Democratico. Gli dèi insegnano la Necrocultura. Chi lo avrebbe mai detto.

 

Il discorso da fare è che non è che si fermeranno all’aborto e all’eutanasia, che sono solo le due fette di pane del sandwich della morte in via di preparazione.

 

L’obbiettivo è rendere l’uccisione del prossimo totalmente lecita – cioè l’assassinio di chiunque, in qualsiasi momento, vista come un atto giusto, anzi un atto fondante della stessa esistenza morale di una nuova società: la morte come sacramento civile del futuro. Piero Vassallo, un amico che mi manca tanto, lo aveva capito ancora trenta anni fa, quando cominciò a registrare in alcuni ambienti dei fremiti per i sassi lanciati dai cavalcavia: omicidi casuali, totalmente privi di senso che non fosse, appunto, quello di un misterico sacrificio crudele.

 

In pratica, la vostra vita diventa spendibile in ogni momento, sacrificabile in ogni istante – perché la vostra vita non vale niente, non è un dono, unico irripetibile, fatto da Dio, che vi ha creati a vostra immagine e somiglianza. No, questa sua opera, l’essere umano, voi, va cancellata, va umiliata, degradata, disintegrata, va uccisa brutalmente, e massivamente.

 

Alcuni ritengono che, grazie alla meraviglia del Progresso, questa in fondo sia l’era più pacifica dell’umanità. Lo ha proclamato in forma di bestseller scientifico Steven Pinker in un libro di una dozzina di anni fa, spiegando, qualche dato alla mano, che la violenza nel mondo sarebbe declinata. (Pinker, poverino, è anche lui una vittima dell’amicizia di Jeffrey Epstein).

 

Cosa può aver capito questo tizio di quello che sta accadendo? L’assenza della guerra fa credere all’ebetismo di sinistra, e di destra, che viviamo un’era di pace. Possiamo comprendere lo scambio satanico che vi è alla base: niente guerra, ma centinaia di milioni di aborti, serque sempre maggiori di ammazzati con la dolce morte, quantità di squartati vivi con gli espianti, milioni di embrioni distrutti con la provetta – è tutto questo non è, come la guerra, uno stato di violenza temporaneo, ma è legge, è lo stato delle cose attuale. La Necrocultura è divenuta una funzione dello Stato moderno stesso.

 

Ve lo dobbiamo ripetere: gli dèi non si fermeranno lì. Non si accontenteranno delle fette di pane, perché esigono il panino completo – e il companatico siete voi. Vogliono potervi uccidere a piacere, vogliono che voi siate sacrificati ad essi. Il senso dell’allarme climatico, e della sempre più sfacciata spinta verso la riduzione della popolazione, sta tutto qui. Non possiederete nulla, e sarete felici. Non possiederete nemmeno la vostra vita.

 

Ora, se considerate quanto abbiamo scritto, capite quanto sia idiota per voi seguire, o tanto più finanziare, gli attuali gruppi pro-life, i quali, come gli sciocchi del proverbio cinese, guardano al dito (le leggi, la politica) e non alla luna – che in questa ora di tenebra, ci rendiamo conto,  è particolarmente spaventosa.

 

L’aborto è un sacrificio umano, un atto di culto verso dèi antichi che sono ancora qui nascosti fra noi, e che i cristiani semplicemente chiamano «demoni». Essi vogliono tornare a calpestare liberamente la terra, ed esigere il tributo di sangue degli uomini. Per farlo devono invertire tutto: la religione di Dio che si sacrifica per gli uomini deve sparire, per far tornare la religione dell’uomo che si sacrifica per il dio.

 

Tale ritorno non ha solo segni visibili. Vi sono, abbiamo capito, anche segni occulti: ci chiediamo cosa siano quei feti nei barattoli sotterrati che ogni tanto vengono scoperti in giro per l’Italia. Così come non abbiamo idea di cosa siano veramente i barili pieni di feti saltati fuori l’anno scorso.

 

Certo, ognuno di quei bimbi, è stato sacrificato. A cosa, possiamo cominciare a dirlo con chiarezza.

 

Ditelo anche voi.

 

Roberto Dal Bosco

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21



 

 

Necrocultura

Materialismo e Necrocultura: il disastro italiano nelle relazioni personali

Pubblicato

il

Da

In un mondo dove la nostra religione cristiana sembra un accessorio sempre meno presente nelle nostre vite e i cattolici italiani sono in drastico calo e non conoscono più la loro fede, prende sempre più corpo una società fondata sul materialismo, una società che inneggia direttamente alla Necrocultura e a una visione orizzontale della vita, senza avere quella percezione verticale di trascendenza e spiritualità che ha caratterizzato, fino a qualche decennio fa, le precedenti generazioni.   Possiamo osservare un gretto materialismo individualista, dove tra i meno giovani, quando ci si confronta nell’ordinario, si tende a porre l’accento su quel primo obiettivo (e spesso come fosse un vanto) che è la posizione sociale e lavorativa, che viene misurata in quello che percepiamo in busta paga a fine mese.   È sempre più raro affermarsi nella nostra comunità per quello che effettivamente facciamo, per una prospettiva di crescita umana, culturale o spirituale. Conta solo il danaro che illude di essere migliori del prossimo. Una visione effimera, che colma, all’atto pratico, i nostri desideri più bassi quali le vacanze, la bella macchina, un abito firmato, un orologio o un gioiello, ma di certo non riempie in alcun modo il vuoto morale e culturale che ci portiamo dentro. 

Sostieni Renovatio 21

Il materialismo della quotidianità sfocia anche nell’egoismo tradotto nell’individualismo «devo avere il diritto di vivere la mia vita» o del «devo rifarmi una vita». Quante volte abbiamo udito queste frasi che ci risuonano fin troppo spesso durante la pausa caffè con i nostri colleghi o seduti per un irrinunciabile aperitivo. Di fatto poi la vita ci pone dinanzi a delle responsabilità familiari. Gli obblighi morali verso nostra moglie, verso i figli e gli altri familiari.    Non vorrei addentrarmi nel discorso della disgregazione delle unioni sentimentali – che oggi più che mai ci appare come una nuova normalità – ma mi limito a citare i dati ISTAT relativi all’anno 2023: 139.887 matrimoni e 82.392 separazioni. Lascio a voi stilare la percentuale, ma il «diritto» a «rifarsi una vita» evidentemente è ben più forte del cercare di mantenere unita la famiglia.    Di contro abbiamo un «femminismo sfrenato» che urla le proprie libertà appoggiando incondizionatamente il «diritto all’aborto», in quanto sostiene che sia più importante il vivere in libertà la vita della donna, che la vita del figlio che brevemente si porta in grembo. Le istituzioni oggi avvallano questi «desideri», come in Inghilterra, dove il reato di aborto è stato definitivamente abrogato, capitolo recente dell’ascesa del gius-edonismo, «il diritto al piacere» prima di ogni altra cosa, caposaldo dell’utilitarismo.   L’utilitarismo si esprime anche in quella ricerca di felicità effimera tramite prolungamenti di una «movida» che non esiste più (parlo soprattutto della generazione dei quarantenni e cinquantenni), di «diversamente giovani» che tentano di allungare un periodo della loro esistenza che giocoforza appartiene al passato, perché è figlio di un’altra età oramai tramontata, che aveva la sua massima espressione in quegli anni leggeri e spensierati.   Riprodurre fasi giovanili della vita da over quaranta potrebbe risultare patetico e anacronistico, ma orde di cinquantenni sembrano non arrendersi e riempiono locali e bar dove si beve, si balla e si tenta una sorta di socializzazione – che, va detto, altrimenti è sostituita dai social network con la loro narrazione deviata della realtà, una visione patinata della realtà che si basa sull’invidia e il risentimento per il prossimo, ostentando in reel e stories foto di un effimero benessere.   Quel benessere deve essere perseguito a ogni costo e nel perseguirlo scorgiamo una società ipocrita nel suo professare carità e benevolenza nei confronti dei deboli e dei fragili, ma non accettando le difficoltà della vita.   Sempre più frequentemente – in una società che vive un inverno demografico senza precedenti e destinata inesorabilmente ad invecchiare – ci troviamo alle prese con l’anzianità dei nostri cari, i quali necessitano di compagnia, di affetto e di cure.   Nel 2022 il 2,6% degli ultra sessantacinque ha usufruito di un servizio residenziale all’interno di una RSA e un altro 3,2% ha ricevuto Assistenza Domiciliare Integrata (ADI). Se consideriamo gli over settantacinque siamo rispettivamente al 4,6% e al 5,3% di persone che sono state assistite. Dal 2017 al 2022 siamo passati dalle 296 mila persone con oltre sessantacinque anni residenti in RSA alle 362 mila.    In Italia, la solitudine degli anziani rappresenta una vera e propria emergenza sociale sottaciuta e nascosta, che con il passare degli anni rischia un sensibile peggioramento. Al momento, dati alla mano, circa 2,5 milioni di persone oltre i settantaquattro anni vivono da sole, una condizione che riguarda ben il 40% di essi. Viste le condizioni e il trend, i dati sono destinati a crescere nei prossimi anni.   Evidentemente molti figli o nipoti preferiscono le loro libertà, la loro indipendenza, la loro «crescita sociale», piuttosto che vivere o fare compagnia ai propri cari.   Troppe volte gli anziani appaiono come un peso, un ostacolo ai nostri desideri, un impiccio alla soddisfazione dei nostri effimeri egoismi. L’egoismo come ragion d’essere; «io voglio vivere la mia vita», «pretendo di vivere la mia vita», oscurati da qualsiasi afflato di bontà e carità verso il prossimo.   La disumanità che ci vede lasciare «i fragili» abbandonati a loro stessi, senza una telefonata, senza una visita, senza una carezza, senza una parola di conforto. Tutto questo in una società «moderna e inclusiva» è del tutto inaccettabile, ma evidentemente l’inclusività non deve ledere le libertà personali.    Coloro che oggi non si prendono cura dei propri nonni o dei genitori, domani che invecchieranno anche loro, chi li aiuterà e li sosterrà? Ci sono forti possibilità che il problema non gli si ponga, in quanto l’eutanasia, o meglio la «dolce morte» o il suicidio assistito – secondo la neo lingua del politicamente corretto – gli venga in soccorso.

Aiuta Renovatio 21

Uno Stato illuminato come il Canada si fa portabandiera della nuova necropolitica sociale e i dati ufficiali del governo ci mostrano che circa la metà dei cittadini che non sono malati terminali, desideravano porre fine alla propria vita tramite il suicidio assistito autorizzato dallo Stato (che laggiù chiamano MAiD), perché affermavano di sentirsi soli.   L’Europa si allinea agli echi d’oltreoceano, tanto che in il presidente del più grande fondo sanitario belga, Christian Mutualities (CM), ha chiesto una soluzione radicale al problema dell’invecchiamento della popolazione, dichiarando ai media che alle persone stanche della vita dovrebbe essere permesso di porvi fine.   Come riportato da Renovatio 21, in Olanda invece, il rapporto annuale per il 2023 dei comitati regionali di revisione dell’eutanasia (RTE), identificano un aumento del 4% delle eutanasie rispetto al 2022. Va ricordato che in quel Paese il termine eutanasia comprende l’iniezione letale e suicidio assistito. I 9.068 decessi rappresentano il 5,4% del totale dei deceduti.   Quando non siamo più utili a questo schema sociale, possiamo tranquillamente morire. Ce lo insegna bene il rock n’ roll, che nel corso delle ultime decadi ci ha educato con il suo spirito falsamente libero e ribelle. Le «vecchie cariatidi musicali», quando divengono anacronistiche per stare su un palco e non possono più gozzovigliare a loro piacimento, ecco che decidono di farsi un bel funerale laico prima della morte, che sia indotta o naturale   «Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto chi può far perdere nella Geenna e anima e corpo» (Mt 10, 28).   Sempre con maggior enfasi la Necrocultura prolifera sui social con numerosi post della «generazione di mezzo» che esaltano l’eroismo di chi ha deciso di mettere fine alla propria vita. Una magnificazione della morte in antitesi con la nostra religione che ci dice che la morte non è altro che un passaggio verso la vita eterna.    Francesco Rondolini

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Continua a leggere

Gender

Pedofilo omosessuale ottiene un bambino tramite maternità surrogata. Bisogna stupirsi?

Pubblicato

il

Da

La rete si scalda per un caso che cala un tris considerevole: matrimonio gay, pedofilia, utero in affitto. Si aggiungerebbe, in questo caso, anche il crowdfunding. Lo riporta LifeSite.

 

Un coro di indignazione è esploso sui social media statunitensi dopo che è stato rivelato che un omosessuale registrato come molestatore sessuale dopo essere stato condannato per abusi sessuali su un giovane adolescente, è riuscito a ottenere un bambino tramite maternità surrogata.

 

L’uomo che ha «sposato» un altro uomo è descritto come un molestatore sessuale di primo livello in Pennsylvania, condannato per «abuso sessuale su minori» e «possesso di materiale pedopornografico». All’epoca insegnante di chimica al liceo, l’uomo era stato arrestato nel 2016 per numerose «esplicite richieste e conversazioni sessualmente esplicite» con uno studente sedicenne, dopo che era stato scoperto per aver inviato 20 foto di nudo e un video sessualmente esplicito di se stesso.

 

Lo scandalo è esploso dopo che la coppia ha condiviso un video in cui festeggiava le feste con il bambino nato da madre surrogata durante il suo primo anno di vita.

 

Il giornalista cittadino Derek Blighe ha pubblicato il video su X, osservando: «a meno che non accada un miracolo, questo bambino non ha quasi nessuna possibilità di avere una vita normale».

 

Il post di Blighe è stato visualizzato ben oltre 11 milioni di volte.

 

 

Sostieni Renovatio 21

«Come fanno dei degenerati malati come questi a ottenere l’approvazione per diventare tutori di un bambino?» ha chiesto l’attivista contro la presenza di transessuali nello sport Riley Gaines. «Per quanto mi riguarda, chiunque sia coinvolto nel processo di approvazione dovrebbe essere in prigione».

 

 

«Concepire un bambino con l’intenzione di affidarlo a una famiglia senza madre per farlo crescere da queste due creature», ha scritto il commentatore cattolico youtuber Matt Walsh su X. «Assolutamente orribile. Una malvagità indescrivibile».

 

 

Secondo quanto scrive Lifesite, non solo la coppia è riuscita ad ottenere il bambino nonostante i trascorsi sessuali criminali dell’uomo, ma pare che abbiano utilizzato l’app di crowdfunding GoFundMe per aiutarlo.

 

«È stato rivelato che una coppia gay che ha finanziato tramite crowdfunding il proprio percorso di maternità surrogata ora ha la custodia di un bambino, nonostante uno dei partner (…) sia stato condannato per reati sessuali su minori, sfruttando una scappatoia della Pennsylvania per la maternità surrogata che aggira le restrizioni statali sull’adozione per i predatori registrati», ha riportato Right Angle News Network su X.

 

«Orribile», ha scritto l’attivista pro-life Lila Rose, fondatrice di LiveAction. «Dopo la diffusione virale di un video di due uomini che baciavano un neonato acquistato tramite crowdsourcing, fecondazione in vitro e madre surrogata, gli investigatori di internet hanno scoperto che uno degli uomini era un molestatore sessuale registrato».

 

 

«Non è richiesto alcun processo di verifica per la maternità surrogata. Chiunque abbia soldi può comprare un bambino», ha detto Rose. «Non solo questo bambino è stato privato di una madre intenzionalmente, ma non sono stati messi in atto meccanismi di sicurezza per proteggerlo. I bambini non sono merci».

 

«Vietate la maternità surrogata», ha aggiunto la Rose.

 

La deputata repubblicana degli Stati Uniti Anna Paulina Luna ha chiesto al procuratore generale della Pennsylvania: «perché a questo molestatore di bambini è consentito adottare un bambino?»

 

«Il fatto che quest’uomo stia sfruttando una scappatoia che consente l’adozione tramite maternità surrogata, pur essendo un molestatore sessuale registrato, è disgustoso. Dovrebbe essere FUORILEGGE», ha dichiarato.

 

«Non mi interessa chi sei, qual è la tua razza o il tuo genere: se sei un molestatore sessuale registrato, non ti dovrebbe essere permesso di avvicinarti ai bambini, figuriamoci adottarli», ha detto la Luna.

Iscriviti al canale Telegram

Renovatio 21 considera che lo stupore si addice solo a chi fino ad ora ha tenuto gli occhi chiusi: tutti i nodi della Necrocultura sono collegati l’uno con l’altro in modo istituzionalizzato grazie allo Stato moderno: con il diritto all’aborto si crea il diritto alla fecondazione in vitro (che uccide molte più bambini dell’aborto, ma che grazie a questo sono finalmente considerati come sacrificabili), con il matrimonio gay si crea giocoforza il «diritto» alla maternità surrogata, con il «diritto al gender» si apre all’istituzionalizzazione di ogni possibile devianza (come visibile ai gay pride), con l’erosione progressiva di vari tabù: si ricordano gli ammiccamenti a certe manifestazioni riguardo ai bambini delle famiglie normali.

 

Aggiungiamo che, se fosse vero che l’omosessualità proviene dall’assenza della figura paterna (come sosteneva Sigmund Freud), l’ondata presente è stata creata dalle leggi sul libero divorzio – un’altra legge teratogenetica che andrebbe abolita quanto prima, ma siete dei folli se sperate che i pro-vita dell’establishment provino a dirlo e a farci una battaglia.

 

A Renovatio 21, invece, abbiamo proprio intenzione di farlo: combattere la Necrocultura in maniera integrale, senza nessun compromesso, e con tutta la forza che abbiamo.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

 

Continua a leggere

Bioetica

La pop star britannica Lily Allen ride mentre racconta i suoi molteplici aborti

Pubblicato

il

Da

La cantante, cantautrice e attrice Lily Allen, candidata ai Grammy ha dichiarato in un recente podcast, di non ricordare quanti aborti ha avuto, mentre rideva sguaiatamente della materia.   In una puntata del podcast Miss Me? del 1° luglio, Allen ha parlato dettagliatamente della sua vita personale. «Ora ho una spirale», cioè dispositivo contraccettivo intrauterino (che di fatto è un abortivo e non un contraccettivo, perché uccide l’emrbione), ha detto alla co-conduttrice del podcast Miquita Oliver. «Credo di essere al terzo o quarto figlio e ricordo solo che prima era una zona disastrata. Rimanevo incinta di continuo».   La Allen, che ha una figlia di 13 anni e una di 11 con l’ex marito (il secondo marito è il robusto attore hollywoodiano David Harbour, noto per la serie Stranger Things e per le sue veementi sparate contro Trump; ma sembra si sia separata anche da questo) ha poi parlato dei bambini che ha abortito. «Aborti, ne ho avuti alcuni, ma d’altronde», ha cantato ridacchiando sulle note della nota canzone My Way di Frank Sinatra, poi rifatta dai Sex Pistols. «Non ricordo esattamente quanti. Non ricordo, sì. Penso forse cinque, quattro o cinque».    

Sostieni Renovatio 21

«Ricordo che una volta sono rimasta incinta e l’uomo mi ha pagato l’aborto, e io ho pensato che fosse così romantico», ha detto la cantante. Tuttavia, la donna da allora ha cambiato idea su quell’episodio in particolare. «Ti dico quanto è stato romantico: non credo che mi abbia scritto dopo. Giusto, a dire il vero. Ero una pazza stronza. Lo sono ancora».   Lungi dall’essere scioccata, l’intervistatrice Miquita Oliver ha risposto osservando che anche lei aveva avuto «circa cinque» aborti e che l’inserimento della spirale contraccettiva le aveva assicurato di «smettere di abortire», cosa che pare fosse divenuta diventata di routine. «Lo schema era: sfortunatamente, rimango incinta, non voglio esserlo, abortisco, poi mentre sono sedata durante l’aborto, mi mettono la spirale», ha detto. «Mi sentivo davvero in imbarazzo anche solo a dire di aver avuto più di un aborto, perché diavolo dovrei vergognarmi? Ne ho avuti diversi».   «Mi irrita davvero, e l’ho già detto apertamente. Ho visto meme in giro a volte, su Instagram, da account pro-aborto o altro, ogni volta che si parla di questo argomento, e all’improvviso si comincia a vedere gente che pubblica cose su motivi straordinari per abortire», ha ammesso Allen.   «Tipo: “Mia zia aveva una figlia con questa disabilità”, o qualcosa del genere, ‘Se fosse andata a termine la morte l’avrebbe uccisa, quindi dobbiamo farlo”», ha continuato. «È come dire: ‘Stai zitto!’ Semplicemente: “Non voglio un fottuto bambino in questo momento”. Letteralmente: “Non voglio un bambino” è una ragione sufficiente».   «In uno degli aborti che ho avuto, odiavo quell’uomo e non avevo assolutamente alcun interesse ad avere quel fottuto figlio», ha aggiunto Oliver. «Ho pensato: “Assolutamente no”, e come sapete, per tutti i miei 20 e 30 anni, avere un bambino non è stato poi così importante per me, e mi sarebbe dispiaciuto non avere la possibilità e la libertà di fare ciò che dovevo fare per la mia vita».   La Allen ha da tempo espresso apertamente la sua posizione pro-aborto. Nel 2012, mentre era incinta (di un bambino che aveva tenuto in grembo), rispose su Twitter al suggerimento del ministro della Salute britannico Jeremy Hunt di ridurre il limite di aborto a 12 settimane, scrivendo: «possono questi idioti dalla mente ristretta smettere di dire alle donne se hanno diritto o meno all’aborto, per favore?»   Nel 2022, è salita sul palco con Olivia Rodrigo al festival musicale di Glastonbury per cantare la sua hit Fuck You, per denunciare la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di ribaltare la sentenza Roe v. Wade.   «Vorrei che la gente smettesse di pubblicare esempi di motivi eccezionali per abortire» aveva scritto su Instagram. «La maggior parte delle persone che conosco, me compresa, semplicemente non voleva avere un fottuto bambino. E questa è una ragione sufficiente! Non dobbiamo giustificarlo. Non dovrebbe essere necessario dirlo, e penso che tutti questi esempi facciano solo il gioco dei cattivi».

Iscriviti al canale Telegram

Si tratta del libero aborto invocato dalle femministe – cioè senza alcuna remore, feticidio a comando, per capriccio, pure, magari pure pagato dallo Stato.   La realtà è che si sta andando oltre: le frange femministe, sempre più vecchie e inacidite (la vita «libera», cui aspiravano, che era di fatto solo mancanza di morale e odio della legge naturale, ha presentato il conto) stanno trasformando l’aborto da diritto a vero e proprio «sacramento» della vita moderna.   Ciò è in linea con varie realtà religiose, come le serque di sigle ebraiche (cui si sono aggiunti i satanisti organizzati) che hanno reagito alla sentenza della Corte Suprema Dobbs v. Jackson che defederalizzava il diritto di aborto dichiarando che il feticidio è un loro diritto religioso.   Guardiamo la realtà per quello che è: le popstar ridono del sacrificio umano, vi partecipano, ne difendono la continuazione. La situazione della cultura popolare oggi è questa. Sappiamo come chiamarla: la musica, il cinema, la TV e pure altre forme di intrattenimento come le letteratura, la filosofia, la politica, vivono sotto l’ombra della Necrocultura.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di Justin Higuchi via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic    
Continua a leggere

Più popolari