Geopolitica
A Kiev sono «turbati» dal fatto che Trump non vuole Pompeo
I funzionari ucraini sono «turbati» dalla decisione del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump di non offrire un incarico nella sua futura amministrazione a Mike Pompeo, che ritengono simpatizzante della loro causa, ha riportato martedì la rivista britannica The Economist.
La testata di Londra ha riferito da Kiev sull’attuale stato d’animo della società e su come potrebbe influenzare l’autorità di Volodymyr Zelensky. Si dice che la gente in Ucraina stia monitorando attentamente le selezioni di Trump per il suo gabinetto entrante.
Pompeo, un falco della sicurezza nazionale, è stato direttore della CIA e poi segretario di Stato nella prima amministrazione Trump. I funzionari di Kiev lo vedono come un alleato nella loro lotta contro la Russia, quindi l’annuncio di Trump di sabato scorso che non avrebbe fatto parte del nuovo governo è «uno sviluppo molto negativo», ha detto una delle fonti all’Economist.
«La preoccupazione ora è che l’offerta del signor Trump all’Ucraina finisca per assomigliare di più alle idee avanzate da JD Vance, il vicepresidente entrante», ha aggiunto il rapporto, riferendosi alle osservazioni sul conflitto ucraino fatte dal compagno di corsa di Trump.
Vance, noto scettico del supporto all’Ucraina, ha detto che finanziare lo sforzo bellico ucraino non è nell’interesse americano e che Kiev dovrà fare delle concessioni per raggiungere una tregua con Mosca, il che probabilmente significa una perdita di territorio e nessuna adesione alla NATO. Zelens’kyj ha definito il vicepresidente entrante «troppo radicale» sulla questione, attirando critiche dal Partito Repubblicano.
Trump ha affermato di poter porre fine al conflitto in Ucraina entro 24 ore dall’insediamento. Il team di Zelens’kyj starebbe cercando di convincere il presidente eletto proponendo un continuo sostegno a Kiev come un modo per indebolire la Cina, negandole l’accesso alle risorse minerarie ucraine.
Secondo l’Economist, Pompeo non ha alienato Trump, a differenza di molti ex membri della sua amministrazione, che si sono trasformati in accesi critici del leader repubblicano dopo che ha lasciato l’incarico nel 2021 e potrebbero essere stati esclusi per ragioni ideologiche.
Come riportato da Renovatio 21, Trump aveva avuto parole di elogio per Pompeo durante il lungo podcast con Joe Rogan prima delle elezioni, dove aveva detto, come già noto in precedenza, che il suo direttore della CIA all’epoca Pompeo (l’uomo che avrebbe ordito un complotto CIA per uccidere Julian Assange), così come altre «brave persone» gli avevano chiesto di non pubblicare tutti i file JFK.
Tuttavia Trump è sembrato dire che avrebbe pubblicato l’altro 50% di essi in modo che la nazione potesse avere una «pulizia».
Come riportato da Renovatio 21, Pompeo come capo della CIA avrebbe ordito un complotto CIA per uccidere Julian Assange, cosa che gli ha cagionato una convocazione presso un tribunale spagnolo, dove ovviamente non l’uomo non ha messo piede.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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Geopolitica
L’UE vieterà le tecnologie di comunicazione cinese Huawei e ZTE
Gli Stati membri dell’UE potrebbero essere obbligati a rimuovere progressivamente dalle loro reti di telecomunicazioni le apparecchiature prodotte dai colossi cinesi Huawei e ZTE, in base al divieto proposto dall’Unione. Lo riporta Bloomberg, che cita fonti informate.
L’annuncio giunge in un periodo di crescenti tensioni commerciali tra Cina e UE. Nell’ultimo anno, Bruxelles e Pechino si sono scontrate su quella che l’Unione considera sovrapproduzione industriale cinese, mentre le autorità cinesi accusano l’UE di protezionismo.
Secondo alcune fonti interpellate dall’agenzia, con la proposta la vicepresidente della Commissione Europea Henna Virkkunen intende trasformare una raccomandazione del 2020 sull’esclusione dei fornitori «ad alto rischio» dalle reti mobili in un obbligo giuridico vincolante.
Se approvata, la norma riguarderebbe le apparecchiature di rete mobile e le infrastrutture fisse, poiché Virkkunen starebbe valutando misure per limitare l’uso di tecnologia cinese nelle espansioni della fibra ottica e della banda larga. La Commissione intende inoltre spingere i Paesi extra-UE ad aderire al divieto, creando una coalizione più ampia contro i fornitori di telecomunicazioni cinesi.
In caso di imposizione del regolamento, gli Stati membri dell’UE che gestiscono attualmente le infrastrutture a livello nazionale potrebbero incorrere in procedimenti di infrazione e sanzioni finanziarie, in virtù dei poteri esecutivi di Bruxelles.
Mentre la Svezia ha vietato anni fa i fornitori cinesi nelle sue reti 5G, altri membri UE continuano a consentire l’uso di tecnologia cinese in alcune parti della loro infrastruttura nazionale. Germania e Finlandia stanno valutando restrizioni più rigide per Huawei e ZTE.
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In risposta, il ministero degli Esteri di Pechino ha dichiarato che escludere le aziende cinesi dal mercato UE tramite misure amministrative, senza basi giuridiche o fattuali, viola gravemente i principi di mercato e le regole della concorrenza leale.
L’ultima iniziativa rappresenta un ulteriore passo nell’escalation del deterioramento delle relazioni commerciali tra Bruxelles e Pechino. All’inizio dell’anno, il governo olandese ha preso il controllo del produttore di chip olandese Nexperia, di proprietà della cinese Wingtech Technology, citando rischi per la sicurezza tecnologica europea.
La mossa ha indotto Pechino a vietare le esportazioni di chip Nexperia dalla Cina, spingendo Amsterdam a valutare la restituzione del controllo dell’azienda.
Come riportato da Renovatio 21, le tecnologie 5G di Huawei sono state al centro di controversie politiche in tutto il mondo, Italia compresa – il riferimento è in particolare al governo a trazione grillina Conte bis e alla decreto pandemico «Cura Italia», da Renovatio 21 ribattezzato «Cina Italia».
Huawei, che costituisce la più grande società privata cinese, è stata al centro di contese con Washington, sia con l’amministrazione Biden che con quella Trump (che l’aveva fortemente sanzionata), culminata con l’arresto in Canada della figlia del fondatore Ren Zhengfei, giù uomo del genio militare nell’unità di ricerca Information Technology dell’Esercito Popolare di Liberazione, Meng Wanzhou, direttrice finanziaria del megagruppo. La Meng fu fermata il 1 dicembre all’aeroporto di Vancouver su accuse di frode del dipartimento di Giustizia USA. È stata liberata nel settembre del 2021.
Il Brasile di Jair Messias Bolsonaro ha dapprima detto che il 5G del colosso cinese rappresentava una minaccia, per poi accettarlo assieme ai vaccini Sinovac, come fece in seguito anche la Gran Bretagna di Boris Johnson, che dichiarò poi di voler eliminare Huawei dalla rete.
La penetrazione di Huawei in Africa è cosa nota. Cinque anni fa è emerso che l’Uganda utilizzava tecnologie di face recogniton per la repressione delle proteste.
Tokyo si è invece dimostrata alla cerca di un’alternativa a Huawei. La Germania l’anno passato ha vietato i componenti 5G cinesi.
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Immagine di Charlie fong via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International; immagine tagliata
Geopolitica
Kakha Kaladze: l’UE parla di amicizia mentre progetta colpi di Stato
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