Connettiti con Renovato 21

Geopolitica

Putin dice che «non ritirerà mai le truppe dall’Ucraina» e che è pronto ad armare la Corea del Nord

Pubblicato

il

La richiesta dell’Ucraina per il ritiro delle truppe russe ha il solo scopo di perpetuare il conflitto, perché solo così l’attuale governo di Kiev può restare al potere, ha affermato il presidente russo Vladimir Putin.

 

Putin ha parlato giovedì in una conferenza stampa ad Hanoi dopo i suoi incontri con la leadership del Vietnam. Tra gli altri argomenti ha affrontato il conflitto in Ucraina.

 

«Se i negoziati sono legati al ritiro delle nostre truppe, cosa che il regime di Kiev sogna, allora ciò non accadrà mai», ha detto Putin ai giornalisti.

 

«Poiché il regime di Kiev non vuole cedere il potere, non vuole tenere elezioni normali secondo la costituzione ucraina, trascinerà per sempre i colloqui per il cessate il fuoco», ha aggiunto il presidente russo. «Ciò significa che Kiev ha interesse che le nostre truppe restino lì, perché non vogliono tenere elezioni».

Iscriviti al canale Telegram

Per quanto riguarda i tentativi di «respingere» le truppe russe da Kharkov, Putin ha detto che gli ordini di Kiev di ottenere una vittoria sul campo di battaglia «a tutti i costi» significheranno che sarà l’Ucraina a soffrire. Kharkov, ha detto, è un’operazione tattica, che l’Ucraina sta cercando di ritrarre come strategica.

 

Alla domanda sul rifiuto occidentale delle condizioni di pace offerte all’Ucraina la settimana scorsa, Putin ha risposto che era vero.

 

«Mi aspettavo proprio una reazione del genere, all’inizio», ha detto. «Cosa succederà dopo, lo dirà il tempo. Tutto dipende da come si svilupperà la situazione sul campo».

 

La Russia è sempre stata disposta a negoziare, mentre l’Ucraina e i suoi sostenitori occidentali hanno sabotato il processo di Minsk e i colloqui di Istanbul, ha detto Putin, sottolineando che i termini da lui delineati non saranno validi per sempre.

 

Secondo il presidente russo, l’Ucraina deve riconoscere la sovranità russa sull’intero territorio delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, nonché sulle regioni di Kherson e Zaporiggia, «come definito dai loro confini amministrativi al momento dell’adesione all’Ucraina [nell’agosto 1991]».

 

Kiev deve ritirare le sue forze armate dalle quattro regioni e informare Mosca per iscritto che non intende più aderire alla NATO, prima che possano iniziare i colloqui per il cessate il fuoco, ha detto Putin venerdì scorso.

 

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha denunciato la proposta come un «ultimatum», insistendo sul fatto che l’unico modo per porre fine al conflitto si basa sulla sua «formula di pace», che equivale alla resa della Russia.

 

Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha affermato che l’offerta di Putin non è stata «fatta in buona fede» e costerebbe a Kiev «molto più territorio», mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz l’ha definita un «classico furto di terra» e un tentativo di influenzare la conferenza di pace in Svizzera.

 

La Russia si riserva il diritto di fornire armi agli alleati, poiché l’Occidente afferma di poter armare l’Ucraina impunemente e potrebbe inviare armi a lungo raggio alla RPDC e ad altri paesi, ha detto Vladimir Putin.

 

Putin ha parlato giovedì con i giornalisti ad Hanoi dopo i suoi incontri con la leadership del Vietnam. Una delle domande riguardava il suo precedente suggerimento che Mosca potesse inviare missili agli avversari dell’Occidente, in risposta agli Stati Uniti e ai loro alleati che davano il via libera agli attacchi ucraini nel profondo della Russia.

 

«Non escludiamo la fornitura di armi ad altri Paesi, inclusa la Repubblica popolare democratica di Corea», ha detto Putin. «Lasciamo che sia l’Occidente a pensare a dove potrebbero finire».

Sostieni Renovatio 21

I Paesi occidentali che hanno fornito armi a lungo raggio e di altro tipo all’Ucraina hanno affermato di non poter essere ritenuti responsabili per il modo in cui Kiev le usa e insistono sul fatto che ciò non li rende parti in conflitto, ha spiegato Putin, aggiungendo che la Russia si riserva quindi lo stesso diritto per sé.

 

Il presidente russo ha inoltre osservato che Mosca sta valutando la possibilità di modificare la sua dottrina sull’uso delle armi atomiche, poiché l’Occidente sembra lavorare su armi a bassa potenza per abbassare la soglia nucleare.

 

«Non abbiamo bisogno di un primo attacco», ha detto in risposta a un’altra domanda. «Perché il nostro attacco di risposta distruggerà sicuramente qualsiasi aggressore».

 

Alla domanda sui termini di pace offerti all’Ucraina la settimana scorsa, Putin ha affermato che la Russia è sempre stata disposta a negoziare, mentre Kiev e i suoi sostenitori occidentali hanno sabotato sia il processo di Minsk che i colloqui di Istanbul. Tuttavia, i termini da lui delineati non saranno validi per sempre, ha avvertito Putin.

 

«Le nostre condizioni cambieranno a seconda della situazione sul terreno», ha detto il presidente russo.

 

Putin è arrivato ad Hanoi mercoledì sera da Pyongyang, dove ha firmato un trattato di partenariato strategico con il leader della RPDC Kim Jong-un. Il suo viaggio in Vietnam ha comportato il rafforzamento dei legami bilaterali con Hanoi, compresa la cooperazione commerciale e sull’energia nucleare.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

 

Continua a leggere

Geopolitica

«Pace attraverso la forza» anche nucleare: presentata la politica estera del candidato Donald Trump

Pubblicato

il

Da

La politica estera futura degli USA potrebbe essere stata rivelata in un saggio pubblicato da un organo stampa dell’establishment americanista.   Robert O’Brien, che è stato consigliere per la sicurezza nazionale di Donald Trump e che potrebbe diventare segretario di Stato se Trump venisse nuovamente eletto, ha scritto un articolo per Foreign Affairs, la rivista del Council on Foreign Relations, intitolato «The Return of Peace Through Strength», cioè «il ritorno della pace con la forza».   Nell’articolo l’O’Brien descrive il bilancio pacifico della presidenza Trump, nel solco della tradizione del presidente Andrew Jackson (1829-1937) – considerato da molti antesignano del populismo di Trump – che ottenne la pace in Europa, Medio Oriente e Asia facendo un uso misurato delle minacce e sostituendo il commercio alla guerra.   Nel pezzo, apparso su quella che secondo alcuni è una pubblicazione del Deep State fondato dai Rockefeller, O’Brien sostiene che la posizione aggressiva di Trump aveva tenuto sotto controllo gli avversari degli Stati Uniti e che la relativa debolezza di Biden li aveva incoraggiati.

Iscriviti al canale Telegram

Come parte di una politica di rafforzamento del segnale, dice l’O’Brien, gli Stati Uniti dovrebbero abbandonare la moratoria sui test nucleari osservata dal 1992, mantenendola nonostante il rifiuto del Senato di ratificare il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari.   «Per la prima volta dal 1992, Washington deve testare l’affidabilità e la sicurezza delle nuove armi nucleari nel mondo reale, non solo utilizzando modelli computerizzati», scrive O’Brien, che è stato consigliere per la sicurezza nazionale dal 2019 al 2021. «Se la Cina e la Russia continuano a rifiutarsi di impegnarsi in colloqui in buona fede sul controllo degli armamenti, anche gli Stati Uniti dovrebbero riprendere la produzione di uranio-235 e plutonio-239, i principali isotopi fissili delle armi nucleari».   L’articolo – che inizia con un motto latino: «Si vis pacem, para bellum» – dichiara che gli Stati Uniti dovrebbero mantenere «la superiorità tecnica e numerica rispetto alle riserve nucleari combinate di Cina e Russia», suggerendo una significativa espansione dell’attuale arsenale americano.   Come riportato da Renovatio 21, Trump ha dichiarato in una lunga intervista con Tucker Carlson di essere fiero di aver stanziato miliardi di dollari per ammodernare il sistema di armamenti nucleari del Paese. Tuttavia, emergeva con forza dallo stesso colloquio, il biondo ex presidente si rivelava molto timoroso dell’uso dell’atomica, al punto dal raccontare che la parola stessa nei circoli specializzati è un tabù come lo è «l’altra parola con la n», che immaginiamo essere «negro».   Trump ha spiegato altresì di essere messo stato in guardia rispetto alle atomiche tanti anni fa dallo zio, che era uno scienziato del prestigioso politecnico bostoniano MIT. «Potresti distruggere New York con una valigetta» gli diceva il fratello del padre, e lui racconta di non poter credere al parente scienziato.   «Il più grande problema che abbiamo nel mondo non è il global warming, è il nuclear warming» aveva sintetizzato l’ex presidente.   In varie occasioni, in questi mesi di conflitto, The Donald ha avvertito del pericolo imminente di una guerra termonucleare globale.   Secondo la Federation of American Scientists, gli Stati Uniti hanno attualmente un inventario totale di 5.044 testate, mentre la Russia ne ha 5.580 e la Cina 500.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr  
Continua a leggere

Geopolitica

La Corea del Nord lancia un missile con una «testata super-grande»

Pubblicato

il

Da

La Corea del Nord ha testato un missile balistico che trasportava una testata pesante, ha dichiarato martedì la Korean Central News Agency (KCNA), agenzia di stampa statale. Tuttavia, i funzionari sudcoreani ritengono che Pyongyang abbia sparato due proiettili, il che suggerisce che uno dei lanci potrebbe essere andato storto.

 

Secondo KCNA, lunedì l’agenzia missilistica di Pyongyang ha testato con successo un nuovo missile balistico tattico, l’Hwasongpho-11Da-4.5, in grado di «trasportare una testata super-grande da 4,5 tonnellate». L’agenzia ha affermato che il test mirava a «verificare la stabilità del volo e la precisione del colpo alla massima gittata di 500 km e alla minima gittata di 90 km». L’organi di stampa ha detto dove esattamente è avvenuto il lancio.

 

Pyongyang testerà inoltre lo stesso tipo di missile più avanti in questo mese per verificarne le caratteristiche di volo, la precisione e la potenza esplosiva della testata super-grande a una gittata media di 250 km, si legge nella dichiarazione.

 

Tuttavia, i funzionari sudcoreani hanno fornito una versione diversa degli eventi. I capi di stato maggiore congiunti (JCS) della Corea del Sud hanno affermato che il Nord ha lanciato due missili con un intervallo di dieci minuti, aggiungendo che il primo ha percorso 600 km mentre il secondo solo 120 km, hanno detto i funzionari.

 


Iscriviti al canale Telegram

Lee Sung-jun, portavoce del JCS, ha osservato che «c’è la possibilità che il secondo missile lanciato abbia avuto un volo anomalo nella fase iniziale». Ciò suggerisce che il proiettile potrebbe essere esploso, ha detto, facendo cadere i detriti verso l’entroterra. Tuttavia, Lee ha sottolineato che un’esplosione rimane solo una teoria e che il Sud continua la sua analisi.

 

Lo JCS ha affermato che entrambi i missili sono stati lanciati dalla provincia di Hwanghae meridionale della Corea del Nord, nella parte occidentale del Paese, in direzione nord-orientale, a circa 130 km da Pyongyang, il che significa che eventuali detriti del proiettile potrebbero essere caduti non lontano dalla capitale nordcoreana.

 

La Corea del Nord conduce regolarmente test missilistici, esprimendo al contempo forti preoccupazioni sulle esercitazioni militari che coinvolgono gli Stati Uniti nella penisola coreana e nelle sue vicinanze, il che suggerisce che le mosse potrebbero essere una prova generale per una possibile invasione.

 

Il mese scorso, Washington e Seul sono state raggiunte da Tokyo per condurre esercitazioni Freedom Edge che coinvolgevano una portaerei americana. Le manovre sono state denunciate da Pyongyang come “un’espressione di forza militare sconsiderata e provocatoria”.

 

Il recente lancio avviene anche dopo che l’esercito di Seul ha affermato che Pyongyang ha lanciato un missile ipersonico la scorsa settimana, affermando però che il test si è rivelato un apparente fallimento.

 

Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa la Corea del Nord ha effettuato un contrattacco nucleare simulato contro obiettivi nemici osservati personalmente dal leader Kim Jong-un. Come parte dell’esercitazione, diversi lanciarazzi multipli «super grandi» hanno lanciato una salva missilistica verso un’isola nel Mar del Giappone.

 

Come riportato da Renovatio 21, lo scorso settembre la Nordcorea aveva lanciato missili come parte di un’esercitazione per un «attacco nucleare tattico simulato».

 

In questi mesi Pyongyang non ha mai smesso di parlare di conflitto atomico.

Sostieni Renovatio 21

Come riportato da Renovatio 21, ad agosto il ministro della Difesa nordcoreano, generale Kang Sun-nam in una dichiarazione presentata alla XI Conferenza internazionale sulla sicurezza di Mosca aveva detto che il mondo è a un passo dal conflitto nucleare.

 

«Ora, la domanda non è se scoppia una guerra nucleare nella penisola coreana, ma chi e quando inizia» ​​ha avvertito il generale Kang.

 

L’anno passato, durante un ulteriore capitolo dell’escalation, la Corea del Nord aveva lanciato il suo primo missile balistico intercontinentale a combustibile solido.

 

Come riportato da Renovatio 21, oltre alle armi atomiche, Pyongyang disporrebbe da ben due anni anche, a suo dire, di missili con tecnologia ipersonica, tecnologia che ancora sfugge agli americani.

 

Ancora più preoccupante, specie per gli USA sono i ripetuti test da parte della Corea del Nord di armi in grado di provocare tsunami radioattivi in grado di affondare la flotta nemica e distruggere basi e città costiere.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine screenshot da YouTube

Continua a leggere

Geopolitica

I generali israeliani vogliono il cessate il fuoco con Hamas per concentrarsi sulla guerra con Hezbollah: New York Times

Pubblicato

il

Da

Decine di generali israeliani di alto rango vorrebbero che il primo ministro Benjamin Netanyahu raggiungesse un accordo di tregua con Hamas, in modo da potersi preparare a una potenziale guerra con Hezbollah in Libano. Lo riporta il New York Times.   Con la guerra di Israele contro Hamas che sta per entrare nel suo nono mese, le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno perso almeno 674 soldati, le scorte di proiettili di artiglieria sono scarse e circa 120 israeliani, morti e vivi, rimangono tenuti in ostaggio a Gaza. I combattenti di Hamas sono spuntati in aree dell’enclave precedentemente sgomberate dalle IDF e Netanyahu si è ancora rifiutato di dichiarare pubblicamente se Israele intende occupare la Gaza postbellica o consegnare il territorio a un governo palestinese.   In questo contesto, i 30 generali di alto rango che compongono il General Staff Forum di Israele vogliono che Netanyahu raggiunga un cessate il fuoco con Hamas, anche se ciò significa lasciare i militanti al potere a Gaza, scrive il NYT.

Iscriviti al canale Telegram

Secondo sei attuali ed ex funzionari della sicurezza, cinque dei quali hanno chiesto l’anonimato, i generali vogliono tempo per far riposare le loro truppe e accumulare munizioni nel caso in cui scoppi una guerra terrestre con Hezbollah. Inoltre, i generali vedono anche una tregua come il mezzo migliore per liberare gli ostaggi rimasti, contraddicendo l’insistenza di Netanyahu sul fatto che solo una «vittoria totale» su Hamas riporterebbe a casa i prigionieri.   «L’esercito sostiene pienamente l’accordo sugli ostaggi e il cessate il fuoco», ha detto al giornale l’ex consigliere per la sicurezza nazionale israeliano Eyal Hulata.   «Credono di poter sempre tornare indietro e impegnarsi militarmente con Hamas in futuro», ha continuato. «Capiscono che una pausa a Gaza rende più probabile una de-escalation in Libano. E hanno meno munizioni, meno pezzi di ricambio, meno energia di prima, quindi pensano anche che una pausa a Gaza ci dia più tempo per prepararci nel caso in cui scoppi una guerra più grande con Hezbollah».   Hezbollah, un potente movimento politico sciita e forza paramilitare sostenuto dall’Iran, è entrato nel conflitto tra Israele e Hamas lo scorso ottobre. Tuttavia, il gruppo ha condotto una campagna limitata di attacchi missilistici e droni occhio-per-occhio nel Nord di Israele, che il leader Hassan Nasrallah ha detto a novembre era mirata a bloccare le forze israeliane vicino al confine per impedirne lo spiegamento a Gaza.   Netanyahu ha annunciato il mese scorso che avrebbe ritirato alcune unità dell’IDF da Gaza e le avrebbe spostate al confine libanese, alimentando i timori di un’imminente invasione del Libano. La tensione è ulteriormente aumentata la scorsa settimana quando il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha avvertito che l’IDF si stava «preparando per ogni scenario» e che avrebbe potuto riportare «il Libano all’età della pietra».   Secondo quanto riferito, gli Stati Uniti hanno messo in guardia dall’iniziare anche una «guerra limitata» in Libano, mentre l’Iran ha dichiarato che avrebbe «sostenuto Hezbollah con tutti i mezzi» in un simile conflitto.

Sostieni Renovatio 21

L’esercito israeliano non ha pubblicamente approvato un cessate il fuoco a Gaza. In una dichiarazione al New York Times, l’IDF ha affermato che stava ancora lavorando per la distruzione delle «capacità militari e di governo di Hamas, il ritorno degli ostaggi e il ritorno dei civili israeliani dal Sud e dal Nord in sicurezza alle loro case». L’ ufficio di Netanyahu ha rifiutato di commentare il rapporto.   Secondo quanto riportato in questi mesi, Israele da tempo prepara l’invasione del Libano, continuando da mesi i raid aerei sul Paese confinante.   Come riportato da Renovatio 21, il Canada ha appena richiamato i suoi cittadini dal Libano.   Come riportato da Renovatio 21, a inizio 2024 è emerso che una valutazione segreta della Defense Intelligence Agency (DIA) di Washington avrebbe rilevato che le forze israeliane potrebbero trovare «difficile avere successo» in una guerra su due fronti contro Hamas a Gaza e Hezbollah in Libano.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di Israel Defence Forces via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0
Continua a leggere

Più popolari