Storia
5 Novembre: Guido Fawkes, noi non dimentichiamo
A quanti credono che l’immagine qui a lato rappresenti una protesta su internet para-proto-grillina, un fumetto d’autore o un filmetto americano, dobbiamo raccontare la verità.
E cioè, dobbiamo dire che invece questo è il volto di Guy Fawkes (1570-1606).
Chiamato dai suoi anche con il nome italiano di Guido, Fawkes prese parte alla cosiddetta congiura delle polveri: il tentativo, il 5 novembre 1605, di far esplodere la Camera dei Lord nel giorno della sua prima sessione annuale, eliminando tutti i parlamentari del regno e pure Re Giacomo I d’Inghilterra.
Ogni 5 novembre i bambini britannici sono invitati a tenere dei fantocci di Fawkes e recitare di ringraziamento al dio anglicano per aver difeso il re dal malvagio Guido; i fantocci vengono poi bruciati come ricordo della tremenda condanna a morte dei cospiratori
Lo scopo della congiura era essenzialmente uno: restaurare in Albione un regno cattolico. Porre fine all’isolamento politico e spirituale in cui era caduta Londra dopo lo scisma. Far cessare una volta per tutte le tremende persecuzioni contro i cattolici portate avanti dai Re divenuti «anglicani».
Scoperto a causa del tradimento di uno dei congiurati, fu portato in camera da letto del Re per essere interrogato, dove, sprezzante, gli raccontò in faccia il suo progetto di eliminarlo e «rispedirvi d’un sol botto alle vostre montagne natìe, pezzenti Scozzesi». Il re disse di ammirare il suo coraggio, tuttavia lo sottopose a tortura.
Durante gli atroci dolori della tortura avvenuta nella torre di Londra, Guido confessò tutto, per ben tre volte. Poi la corte lo condannò a morte. Fu una condanna speciale: assieme agli altri cospiratori, doveva essere impiccato, quindi evirato, quindi decapitato, quindi privato dell’intestino e del cuore, quindi reso «cibo per volatili» (così diceva la sentenza) e sparso per i quattro angoli del regno.
La corte lo condannò a morte. Fu una condanna speciale: assieme agli altri cospiratori, doveva essere impiccato, quindi evirato, quindi decapitato, quindi privato dell’intestino e del cuore, quindi reso «cibo per volatili» (così diceva la sentenza) e sparso per i quattro angoli del regno
Da allora, su spinta anche del governo inglese, si celebra la Guy Fawkes night: ogni 5 novembre i bambini britannici sono invitati a tenere dei fantocci di Fawkes e recitare di ringraziamento al dio anglicano per aver difeso il re dal malvagio Guido; i fantocci vengono poi bruciati come ricordo della tremenda condanna a morte dei cospiratori.
Guido era un terrorista? Sì. Ma, come diceva Gheddafi – e mica solo lui – i terroristi di oggi sono gli statisti di domani.
Era un terrorista, come Bin Laden? Forse sì, ma anche come Mazzini, e Garibaldi – peraltro questi ultimi due grandi amici, diciamo così, della Corona britannica. (Mentre il primo era tifoso dell’Arsenal)
Era un terrorista come non troppi anni dopo lo sarebbe stato, per Londra, George Washington. Solo che a Guido è andata, per un soffio, in modo diverso.
Era un terrorista come non troppi anni dopo lo sarebbe stato, per Londra, George Washington
Proviamo ad immaginare la storia mondiale se Guido ce l’avesse fatta: quel demone che l’Inghilterra, separandosi dall’Europa con lo scisma (altro che Brexit…) ha scatenato in giro per il mondo con guerre e carestie – quello che chiamano «Impero Britannico» – sarebbe uscito dall’Inferno?
Cosa sarebbe stato dell’India?
Vi sarebbe stata la carestia artificialmente creata dai britannici per la cattolica Irlanda?
Proviamo ad immaginare la storia mondiale se Guido ce l’avesse fatta: quel demone che l’Inghilterra, separandosi dall’Europa con lo scisma (altro che Brexit…) ha scatenato in giro per il mondo con guerre e carestie – quello che chiamano «Impero Britannico» – sarebbe uscito dall’Inferno?
E l’Africa?
Un governo inglese tornato alla morale cattolica, avrebbe perseguito le allucinanti Guerre dell’Oppio con i cinesi?
Le guerre mondiali?
La «rivoluzione sessuale» passata attraverso l’isteria del rock?
La prima fecondazione artificiale?
E più recentemente: Charlie Gard e Alfie Evans, bambini uccisi dallo Stato amorale britannico?
Il demone britannico, è evidente se guardiamo anche solo in superficie la storia, è assetato di oro e sangue. Commercio e guerre.
La storia non si fa con i «se», dicono, ma possiamo, davanti alla catastrofe dell’ora presente, avere dei dubbi?
Il demone britannico, è evidente se guardiamo anche solo in superficie la storia, è assetato di oro e sangue. Commercio e guerre.
Bisogna essere ciechi per non vedere che, tramontato l’impero, il demone è traslocato altrove; un altro Paese, legato inizialmente ad Albione ma infinitamente più corposo, ha continuato quelle politiche avide e sanguinarie. Il demone ha sempre più fame. Più oro, più sangue. Più consumi, più guerre…
È inevitabile del resto: se rinunci alla morale, cosa pensi che succeda? Se cacci Cristo, chi credi che arrivi?
È inevitabile del resto: se rinunci alla morale, cosa pensi che succeda? Se cacci Cristo, chi credi che arrivi?
Fate voi il nome del Paese che ha ereditato quel demone. Un demone che con probabilità Guido sapeva benissimo di combattere.
Anche per questo, oggi 5 novembre vogliamo dire: ode a te, Guido, sfortunato cacciatore di diavoli.
Quindi, caro Guido,
Caro Guido, noi non solo abbiamo dimenticato il tuo volto. Noi non abbiamo dimenticato il tuo cuore, il tuo pensiero, il tuo valore immenso nella storia del mondo e del suo spirito
Noi non solo abbiamo dimenticato il tuo volto.
Noi non abbiamo dimenticato il tuo cuore, il tuo pensiero, il tuo valore immenso nella storia del mondo e del suo spirito.
Roberto Dal Bosco
Immagine di Anonymus-ng via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
Articolo ripubblicato.
Spirito
Turchia, scoperte pagnotte di 1.300 anni con l’immagine di Cristo Seminatore
Nel sito di Topraktepe, nella Turchia meridionale, un gruppo di ricercatori ha scoperto cinque pani carbonizzati recanti iscrizioni e immagini religiose. Uno raffigura Cristo che semina il grano, accompagnato da una dedica in greco, mentre gli altri recano croci maltesi.
La scoperta è avvenuta a Topraktepe, un sito identificato come l’antica città bizantina di Irenopolis, situata nell’attuale provincia turca di Karaman, in Anatolia. Gli archeologi hanno rinvenuto cinque pagnotte carbonizzate che, secondo gli esperti, potrebbero essere state utilizzate durante le celebrazioni liturgiche da una comunità cristiana rurale dedita principalmente all’agricoltura, risalenti al VII o VIII secolo.
«Questi pani, risalenti a oltre 1.300 anni fa, gettano nuova luce su un affascinante capitolo della vita bizantina. Dimostrano che la fede andava oltre preghiere e cerimonie, manifestandosi in oggetti che davano un significato spirituale a un bisogno umano fondamentale: il pane», ha spiegato uno dei membri del team di scavo.
I ricercatori hanno affermato che i pani si sono conservati dopo che un incendio, probabilmente domestico, li ha improvvisamente carbonizzati, preservandone la forma e la decorazione. I funzionari provinciali hanno definito la scoperta «uno degli esempi meglio conservati finora identificati in Anatolia», secondo il quotidiano Posta .
Il sito di Topraktepe aveva già portato alla luce resti di necropoli, camere scavate nella roccia e fortificazioni, ma pochi oggetti riflettevano così direttamente la devozione quotidiana dei suoi abitanti. «Questa scoperta è interpretata come prova del valore simbolico dell’abbondanza e del lavoro nella spiritualità dell’epoca», ha aggiunto una dichiarazione ufficiale citata da Star.
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Come sottolinea Anatolian Archaeology, queste scoperte «forniscono prove materiali dirette di pratiche cristiane provinciali, raramente accessibili al di fuori di fonti scritte. Questo risultato conferisce al sito un interesse molto speciale per lo studio dell’espressione locale e provinciale del cristianesimo bizantino».
Gli studiosi hanno sottolineato che queste testimonianze rurali differiscono dalle forme di culto urbane di Costantinopoli, dimostrando come la religiosità contadina rimanesse strettamente legata al ciclo agricolo. Irenopoli, situata lungo una rotta commerciale, viveva di agricoltura e pastorizia; pertanto, la raffigurazione di Cristo come seminatore rifletteva fedelmente la vita e lo spirito di questa comunità cristiana.
Secondo La Vanguardia, i ricercatori collegano l’iscrizione al brano del Vangelo di San Giovanni (6,35): «Io sono il pane della vita». Questa scoperta, quindi, introduce un nuovo contesto archeologico a una delle metafore più profonde della fede cristiana.
Il team di archeologi prevede di condurre analisi chimiche e botaniche per determinare quali tipi di cereali e lieviti siano stati utilizzati nella preparazione del pane. Stanno anche cercando di stabilire se si trattasse di pane eucaristico, utilizzato nelle celebrazioni liturgiche, o di pane benedetto distribuito ai fedeli.
Va ricordato che il cristianesimo orientale utilizza, per la maggior parte delle chiese o dei riti, pane lievitato, non pane azzimo. Ma va anche notato che il pane antidoron, benedetto, ma non consacrato, veniva distribuito ai fedeli alla fine della messa, come talvolta avviene ancora con il pane benedetto.
Inoltre, sperano di individuare una cappella vicina che sarebbe stata utilizzata per conservare i pani prima dell’uso. «La conservazione del pane liturgico del VII o VIII secolo è estremamente rara. I pani di Topraktepe offrono quindi una finestra unica sul culto cristiano primitivo», ha concluso il team di ricerca.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine screenshot da YouTube
Droga
La mafia ebraica, quella siciliana e il traffico di droga USA nel periodo interbellico
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Droga
Alla fonte dell’antico traffico mondiale dell’eroina
Alfred W. McCoy pubblicò nel 1972 The Politics of Heroin in Southeast Asia, un libro che diede scalpore e che venne ampiamente discusso alla sua uscita anche dalla stessa CIA, in cerca di potenziali errori al suo interno.
L’ultima edizione riveduta e ampliata risale al 2003 e venne rinominata, più accuratamente, The politics of heroin: CIA complicity in the global drug trade. McCoy storico accademico e autore, si specializzò inizialmente in storia delle Filippine per poi deviare verso la storia del traffico illecito di sostanze stupefacenti.
All’uscita del libro nel 1972, a 26 anni ancora dottorando a Yale in Storia del Sud-Est Asiatico, accusò e testimoniò di fronte a un comitato del Senato statunitense la complicità di un gruppo di persone per la produzione e la ridistribuzione della raffinazione del papavero da oppio.
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In una copia del Daytona Beach Morning Journal del primo giugno del 1972, possiamo trovare riassunti tutti i punti portati da McCoy davanti al comitato. Le accuse di McCoy comprendevano la più alte sfere militari laotiane, cambogiane, sud vietnamite e tailandesi. Alcuni intermediari come la mafia corsa di Marsiglia e la famiglia malavitosa di Santo Trafficante di Miami. Infine accusò ufficiali americani complici di aver condonato e addirittura cooperato per sostenere questo schema di tratta illegale di stupefacenti in seguito a vantaggi politici e militari.
La pronta risposta dalle istituzioni americane chiamate in causa non tardò ad arrivare commentando con fermezza che le accuse lanciate non avevano incontrato alcun riscontro e neppure alcuna prova di colpevolezza. Al contrario, sottolineavano, come se non fossero bastate già le accuse, che la collaborazione con le più alte sfere politiche e militari del Sud-Est asiatico non era mai stato così solida.
McCoy spiegava come il traffico di eroina e oppio in Vietnam del Sud era diviso tra le organizzazioni politiche del presidente Nguyen Van Thieu, il vice presidente Nguyen Cao Ky a il primo ministro Tran Van Khiem. Secondo l’autore, la sorella del generale Ky, la signora Nguyen The Ly, viaggiava una volta al mese a Vientiane, la capitale del Laos, per organizzare una spedizione di eroina verso Phnom Pehn o Pakse in Cambogia. Successivamente sarebbe stata presa in carico dalla quinta divisione aerea vietnamita in direzione Saigon.
Lo studioso descriveva come il primo fornitore della signora Ky fosse un malavitoso cinese chiamato Huu Tim Heng il quale a sua volta utilizzava la sua partecipazione nell’industria di imbottigliamento di Pepsi di Vientiane come copertura per l’importazione dei prodotti chimici necessari. Heng a sua volta comprava l’oppio dal generale Ouane Rattikone chief of staff del reale esercito del Laos.
Lo storico ricordava come il generale Rattikone aveva ammesso di controllare il commercio di oppio nel Laos settentrionale e ponentino fin dal 1962 ma oltre a questo anche i sistemi per la sua produzione. La somma delle due iniziative lo facevano risultare come il più grande fabbricante del paese. L’eroina prodotta da Rattikone era di tale qualità che veniva venduta direttamente anche alle truppe americane nel Vietnam del Sud.
McCoy spiega come la maggioranza del traffico di oppio nel Laos del nordest era controllato dal generale Vang Pao, comandante delle truppe mercenarie sostenute dalla CIA. Allo stesso modo il governo della Tailandia permetteva ai ribelli birmani, ai nazionalisti cinesi irregolari e alle bande armate di mercenari, di muovere enormi carovane di muli carichi con centinaia di tonnellate di oppio birmano attraverso i confini della Tailandia settentrionale. Secondo l’accusatore, alcuni tra i più vicini sostenitori del presidente Thieu all’interno dell’esercito vietnamita controllavano la distribuzione e la vendita dell’eroina ai soldati americani di stanza in Indocina.
L’autore racconta come Santo Trafficante, principale rappresentante della sua famiglia mafiosa, organizzò assieme ai più importanti membri della cosca corsa di Marsiglia un incontrò a Saigon per aprire sempre più le strade all’eroina del Sud-Est asiatico verso le terre americane.
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Le dichiarazioni dello studioso andavano anche verso il generale Dang Van Quang, consigliere militare del presidente Thieu, inquadrato come il più importante pusher di tutto il Vietnam meridionale. Secondo alcuni ufficiali americani, il generale Ugo Dzu, risultava come uno dei maggiori trafficanti di narcotici di tutto il Vietnam centrale. Secondo il libro, il generale, comandante della seconda armata, venne rimosso successivamente dal suo incarico per incompetenza militare.
McCoy, non risparmiando nessuno, continua accusando anche le ambasciate americane in Indocina di tentare di coprire il più possibile il ruolo dei degli ufficiali locali palesemente implicati nella tratta di eroina. Secondo lo storico, McMurtrie Godley, ambasciatore statunitense in Laos, fece del suo meglio per prevenire l’assegnazione di ufficiali del U.S. Bureau of Narcotics al Laos per via del suo interesse nel continuare a cooperare con il governo e i militari laotiani.
Per chiudere con uno degli esempi più famosi e ritratti anche da un celeberrimo film con Mel Gibson e Robert Downey jr., nel Laos del Nord, i velivoli e gli elicotteri della Air America affittati dalla CIA trasportavano regolarmente oppio coltivato dai mercenari al soldo dell’agenzia.
Nell’articolo apparso sul New York Times del 9 agosto del 1972 possiamo scoprire come Harper & Row, Inc., la casa editrice, decise comunque di pubblicare il testo del giovane studioso nonostante le forti lamentele provenienti dall’agenzia.
Lawrence D. Houston, responsabile legale della CIA, richiese una copia per sua personale lettura precedente alla pubblicazione. B. Brooks Thomas, vice presidente e responsabile legale della società editrice, rispose che le accuse arrivate in seguito al controllo del testo si erano rivelate generaliste e anche abbastanza deludenti.
In un intervista successiva McCoy sottolineò quanto fosse stupito dalla disparità intercorsa tra la iniziale roboante, militante critica della CIA sul libro e la lettera finale che si era rivelata essere molto debole al limite del patetico.
Marco Dolcetta Capuzzo
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Immagine di D Guisinger via Wikimedia pubblicata su licenza Creaative Commons Attribution 2.0 Generic
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