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Geopolitica

426° giorno di guerra

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– Il ministro della cultura e della politica dell’informazione ucraino Alexander Tkachenko ritiene che il Monastero delle Grotte di Kiev, invece dei monaci, potrebbe ospitare un centro di riabilitazione per i militari o un centro di arti e mestieri popolari.

 

– La spesa militare globale ha raggiunto un record di 2,24 trilioni di dollari a causa del riarmo globale dovuto al conflitto ucraino e all’escalation nell’Indo-Pacifico, riferisce SIPRI. Tra i primi tre paesi, prevedibilmente, ci sono Stati Uniti, Cina e Russia, che rappresentavano il 56% di tutta la spesa globale. Il bilancio militare degli Stati Uniti nel 2022 era di 887 miliardi di dollari, ovvero il 39% della spesa globale per la difesa. La Cina è al secondo posto con un budget militare di 292 miliardi di dollari, che è in linea con la politica di militarizzazione attiva del Paese. La Russia ha speso il 34% in più per la difesa nazionale rispetto a quanto precedentemente previsto dal budget militare, che è aumentato a 86,4 miliardi di dollari, collocando la Russia al terzo posto in termini di spesa militare. Tuttavia, il rapporto rileva che le cifre possono differire dalla realtà in assenza di dati.

 

– Medvedev: se avete in mano un qualche tipo di arma, e come ex presidente so di cosa si tratta, dovete essere preparati in una certa situazione ad usarla. Tutti questi fattori non dovrebbero essere sottovalutati dai nostri potenziali avversari.

 

– Le immagini satellitari delle fortificazioni russe sulla riva sinistra del Dnepr al 18 aprile.

 

– Le aziende italiane non hanno intenzione di lasciare il mercato russo e, inoltre, hanno piani per nuovi investimenti, ha affermato Vittorio Torrembini, presidente dell’Associazione degli imprenditori italiani in Russia. «Tranne le aziende del settore petrolifero e del gas, sono rimaste tutte. Alcune hanno ridotto il numero dei dipendenti, ma nessuno ha lasciato la Russia … La Russia è un grande mercato, ha un significato geopolitico e geoeconomico. Questo non è il Nepal, questa è la Russia», ha detto Torrembini.

 

– In occasione di un incontro con Lavrov il segretario delle nazioni unite Guterres ha consegnato una lettera per Putin in cui si propone l’espansione dell’«accordo sul grano».

 

– L’Azerbaigian ha installato un posto di blocco sul corridoio di Lachin, l’unica strada che collega l’Armenia e il Nagorno-Karabakh. Il ministro degli esteri armeno ha chiesto l’intervento delle forze di interposizione russe che, in realtà, negli ultimi mesi poco hanno potuto contro le mosse di Baku.

 

– Dal primo maggio la Turchia un dazio del 130% sulle importazioni di grano, orzo e mais, esclusi i prodotti provenienti da Singapore e Bosnia. Tali misure influenzeranno le importazioni di merci dall’Ucraina, che è il più grande fornitore di grano e orzo in Turchia. Si prevede che questo proteggerà i produttori agricoli turchi durante il periodo di raccolta, che dovrebbe essere buono quest’anno. In precedenza, Polonia, Slovacchia, Ungheria e Bulgaria hanno rifiutato il grano ucraino e altri prodotti. I Paesi lo hanno fatto sia per proteggere i propri agricoltori e l’industria agricola, sia per motivi di scarsa qualità del grano stesso, in cui sono stati trovati pesticidi vietati nell’UE. L’Unione Europea sta discutendo l’introduzione di un divieto sull’importazione di cereali e altri alimenti dall’Ucraina e Bruxelles intende risarcire 100 milioni di euro agli agricoltori colpiti. Le perdite degli agrari nella stessa Slovacchia ammontano già a circa 200 milioni di euro.

 

– Richard Haass, Presidente del Council on Foreign Relations, scrive un pezzo su Foreign Affairs tracciando una strategia per uscire dalla guerra in Ucraina.
Si tratta di fornire il massimo sostegno per recuperare tutto il territorio possibile quest’anno e poi congelare il conflitto.

 

– Borrel: la UE costruirà rapporti con gli altri paesi tenendo conto delle relazioni che questi intratterranno con Russia e Cina.

 

– La polizia ucraina controlla i passaporti dei credenti sul territorio del Monastero delle Grotte di Kiev.

 

– I droni da combattimento e da ricognizione ucraini si stanno avvicinando sempre di più a Mosca. Dall’inizio dell’anno, almeno sette droni sono caduti o sono stati abbattuti nell’area metropolitana. A giudicare dai media, ci sono già più di una decina di diversi produttori di droni in Ucraina e alcuni sono in grado di assemblare UAV con un raggio di volo di oltre mille chilometri.

 

– Il ministero della Difesa russo critica sempre più pesantemente l’«accordo sul grano» accusando gli ucraini di utilizzare i corridoi logistici a fini militari.

 

– Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha dichiarato che non andrà né in Russia né in Ucraina fino a quando non saranno create le condizioni per porre fine al conflitto.

 

– Il Pentagono ha inviato in Ucraina 43 dipendenti della Cyber National Mission Force per svolgere «operazioni difensive nell’interesse di Kiev». Di solito, il CNMF comprende dipendenti della NSA e dell’agenzia di intelligence del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.

 

– Immagini di Bakhmut da parte ucraina.

 

– Viceministro degli Esteri ucraino Melnyk: siamo grati ai nostri alleati per il loro aiuto militare. Ma non è abbastanza. L’Ucraina ha bisogno di 10 volte di più per porre fine all’aggressione russa quest’anno. Pertanto chiediamo ai nostri partner di superare tutte le linee rosse artificiali e di destinare l’1% del PIL per le consegne di armi in Ucraina.

 

– Il ministero della difesa russo comunica che il nuovo carro T14 viene utilizzato in Ucraina, anche se, finora, non in prima linea.

 

– Zelens’kyj ha firmato una legge sulla “decolonizzazione” che vieta i toponimi associati alla Russia, ai suoi monumenti o eventi storici.

 

– Secondo il Financial Times in vista del G7 che si terrà in Giappone il mese prossimo, gli Usa hanno proposto di vietare il transito delle merci in Russia, ma UE e Giappone hanno espresso perplessità.

 

– Sono 34 i diplomatici tedeschi espulsi dalla Russia, in risposta ad una misura simile di Berlino, che ha accusato parte del personale della missione diplomatica russa di spionaggio.

 

– Altro video proveniente dalle forze ucraina sulla devastazione di Bakhmut.

 

– Il Wall Street Journal riporta che i principali produttori di armi europei stanno assumendo personale in vista di un aumento della produzione.

 

– Divieto di transito su territorio russo di merci di diverse tipologie nell’ undicesimo pacchetto di sanzioni alla Russia, allo studio a Bruxelles.

 

– Il New York Times si esercita nelle previsioni sull’offensiva ucraina. Secondo il quotidiano avverrà in maggio, sarà diretta a sud verso il mare di Azov e impiegherà 12 brigate da 4.000 uomini.

 

– La quantità di danni diretti inflitti alle infrastrutture, agli impianti industriali e alla logistica durante il conflitto è aumentata fino a quasi 50 miliardi di dollari, ha affermato Sergey Tsivkach, direttore esecutivo dell’ufficio di promozione e sostegno agli investimenti UkraineInvest.

 

– Mezzi ucraini distrutti dall’artiglieria russa a Bakhmut.

 

– Vice primo ministro Alexandr Novak: La Russia sta passando alle valute nazionali per pagamenti delle risorse energetiche, sono richiesti lo yuan e il rublo

 

– Il traffico di container di Rotterdam, il più grande porto container d’Europa, attraverso il quale passa circa un terzo di tutti i container trasportati attraverso gli hub nordeuropei, è stato di 3,2 milioni di TEU nei primi tre mesi del 2023, in calo dell’11,6% rispetto all’anno precedente e del 13,5% rispetto al 2019. Il rapporto dell’Autorità Portuale di Rotterdam ha attribuito il calo del traffico di container alla quasi completa cessazione del commercio di container con la Russia, che ha ridotto i volumi di trasbordo nel porto dell’8% e un forte calo della domanda di consegna sulle rotte nel commercio con l’Asia (-14%).

 

– A Yerevan e in altre città del paese si è svolta la tradizionale fiaccolata in memoria delle vittime del genocidio armeno.

 

– Molti dei MiG-29 consegnati a Kiev da Polonia e Slovacchia sono difettosi e vengono smantellati per i pezzi di ricambio; lo riporta l’Economist. Alcuni dei Fulcrum non sarebbero in condizioni di volo e vengono utilizzati come fonte di ricambi.

 

– Ursula von der Leyen ha affermato che l’UE ha stanziato 1,5 miliardi di euro per l’Ucraina nell’ambito del programma di assistenza macrofinanzaria.

 

– Il Pacifico occidentale ha la più grande concentrazione di navi da guerra e forze navali dalla seconda guerra mondiale – Mappa aggiornata delle esercitazioni in corso:
Cina: in corso due nuove esercitazioni militari, con 2 portaerei cinesi che operano contemporaneamente per la prima volta. Il gruppo americano Carl Vinson Carrier Strike Group è entrato nell’Oceano Pacifico, con una presenza record degli Stati Uniti nella regione. 18 navi da guerra russe passano vicino al Giappone. Alle diverse esercitazioni nel Pacifico occidentale questo fine settimana hanno partecipato i militari di Stati Uniti, Taiwan, Giappone, Corea del Sud, Filippine, Australia, Cina, Russia e Corea del Nord.

 

– Anche oggi Prigozhin fa parlare di sé. Dice di aver sentito una conversazione intercettata in cui gli Ucraini danno istruzioni di uccidere i feriti della Wagner. Ordina di non fare più prigionieri e di uccidere chiunque stia sul campo di battaglia.

 

– In vista del vertice annuale BRICS, 19 Paesi fanno domanda di adesione. Bloomberg ha riferito del crescente numero dei paesi che fanno domande di adesione dopo che i paesi BRICS hanno annunciato all’inizio di quest’anno di essere aperti all’espansione. L’ambasciatore sudafricano presso i BRICS Anil Suklal ha confermato che 13 Paesi hanno presentato domanda ufficiale di adesione, mentre altri sei paesi hanno presentato domanda informale.

 

– I funzionari occidentali credono che l’Ucraina sia coinvolta nell’omicidio di Daria Dugina, scrive il Washington Post con riferimento ai funzionari ucraini. Secondo il WaPo, gli Stati Uniti controllano anche molte operazioni militari con armi avanzate donate dall’Occidente. Gli ufficiali militari statunitensi in una base in Europa approvano effettivamente gli obiettivi degli attacchi, identificati grazie all’Intelligence statunitense.

 

– In una intervista ad Al Arabiya Zelensky dice che l’esercito ucraino non si ritirerà da Bakhmut/Artemovsk, perché se lo facesse i russi attaccherebbero Slovyansk e Kramatorsk. Dice anche che l’offensiva ucraina di primavera ci sarà.

 

– Conferenza stampa di Lavrov all’ONU: mi sembra chiaro che la prossima linea difensiva della NATO sarà il Mar Cinese Meridionale.

 

– Crescita degli investimenti diretti esteri in Cina nel primo trimestre del 2023.
Russia  +680.3%
Francia  +635,5%
Canada  +179,7%
Germania  +60,8%
Giappone  +47,7%
Svizzera  +47,4%
Corea del Sud  +36,5%
(Fonte: Ministero del Commercio Cinese)

 

– Su pressione di Washington e Londra, che in precedenza avevano sanzionato cittadini ciprioti, Cipro ha stretto le maglie del suo sistema sanzionatoria, bloccando i conti di 13 persone fisiche e giuridiche e chiudendo i conti a 4.000 clienti russi.

 

Bloomberg sottolinea che le raffinerie europee sono in difficoltà a causa della rinuncia al petrolio russo ed all’interruzione delle forniture dal Kurdistan iracheno, a causa di una disputa delle autorità curde con il governo centrale.

 

– Riprese dei droni marini ucraini che la notte scorsa hanno cercato di attaccare il porto di Sebastopoli. Tutti e tre sono stati distrutti.

 

– Nikolay Peskov, figlio del portavoce del Cremlino, ha raccontato perché è entrato nel gruppo Wagner: è stata una mia iniziativa, e assolutamente la mia decisione. Quando ho preso la decisione di partecipare all’operazione speciale, all’inizio non sapevo come arrivarci. Perché quando tutto è iniziato, non c’erano tante informazioni quante ce ne sono ora sui Wagner. Quindi, sì, dovevo andare da mio padre. Ho chiesto come posso contattarli e lui mi ha aiutato in questo.

 

– Il Sudafrica non ha intenzione di ritirarsi dalla Corte penale internazionale. L’amministrazione presidenziale ha chiarito che il capo dello Stato «ha fatto un lapsus a causa di un errore nel commento». «Il Presidente desidera chiarire che il Sudafrica rimane uno dei firmatari dello Statuto di Roma e continuerà a battersi per l’applicazione uniforme e coerente del diritto internazionale».

 

– Una sequenza interessante degli eventi in Sudan.

Il 24 agosto 2022, gli Stati Uniti aprono l’ambasciata in Sudan, 25 anni dopo la sua chiusura.
Il 28 settembre 2022, l’ambasciatore degli Stati Uniti ha messo in guardia il Sudan dal finalizzare l’accordo sulla base navale russa (a Port Sudan).
L’11 novembre 2022, il capo del Dipartimento di Stato americano, Blinken, ha dichiarato che gli Stati Uniti sostengono i processi di formazione rapida di un governo civile.
Il 5 dicembre 2022 è stato concluso un accordo quadro tra i leader militari e i leader dei partiti democratici.
Il 7 dicembre 2022, Blinken minaccia un divieto di viaggi per la possibile rottura dell’accordo quadro.
Il 12 febbraio 2023, il Sudan ha confermato l’accordo con la Russia per una base navale. I protagonisti sono Lavrov e Burkhan.
Il 16 febbraio 2023, l’amministrazione Biden ha stanziato 288 milioni di dollari in aiuti umanitari al Sudan.
Il 9 marzo 2023, Victoria Nuland ha visitato il Sudan per «discutere di democratizzazione».
L’8 aprile 2023 si è intensificato il conflitto tra l’esercito sudanese (generale Burkhan) e il gruppo paramilitare della RRF (Dagalo).
Il 22 aprile 2023 gli Stati Uniti evacuano il personale diplomatico.

 

– Causa una forte tempesta magnetica ieri si è osservata una non comune Aurora Boreale a San Pietroburgo, e in parte addirittura nella regione di Mosca.

 

 

 

Rassegna tratta dal canale Telegram La mia Russia e Intel Slava Z.

 

 

 

Immagine da Telegram

 

 

 

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Geopolitica

L’incontro Trump-Zelensky è stato «pessimo». Accenni al tunnel eurasiatico-americano

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L’incontro di venerdì alla Casa Bianca tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj è stato descritto come «teso», con Zelensky che non è riuscito a ottenere la consegna dei missili a lungo raggio Tomahawk. Lo riporta la testata Axios, citando fonti informate.

 

Trump ha comunicato allo Zelens’kyj che non intende fornire i Tomahawk «almeno per il momento», hanno rivelato due fonti a conoscenza dell’incontro. I colloqui, durati circa due ore e mezza, sono stati definiti da una fonte come «non facili» e da un’altra come «difficili». A momenti, la discussione è diventata «un po’ emotiva», secondo il rapporto.

 

«Nessuno ha alzato la voce, ma Trump è stato fermo», ha dichiarato una fonte ad Axios. L’incontro si è concluso bruscamente quando Trump avrebbe detto: «Penso che abbiamo finito. Vediamo cosa succede la prossima settimana», probabilmente riferendosi ai colloqui imminenti tra Russia e Stati Uniti.

 

Parlando successivamente con i giornalisti, lo Zelens’kyj ha evitato di rispondere a domande sulle forniture di Tomahawk, limitandosi a dire che gli Stati Uniti «non desiderano un’escalation».

 

Trump ha sottolineato che per Washington «non è semplice» fornire i missili, poiché gli Stati Uniti devono preservare le proprie scorte per la difesa nazionale. Ha anche riconosciuto che autorizzare Kiev a condurre attacchi in profondità in Russia potrebbe portare a un’escalation del conflitto.

 

Mosca ha avvertito che fornire missili all’Ucraina «non cambierebbe la situazione sul campo di battaglia», ma «comprometterebbe gravemente le prospettive di una soluzione pacifica» e danneggerebbe le relazioni tra Russia e Stati Uniti.

 

Lo Zelens’kyj ha cercato per settimane di ottenere i missili Tomahawk, con una gittata massima di 2.500 km, insistendo che l’Ucraina li avrebbe utilizzati solo contro obiettivi militari per aumentare la pressione sulla Russia e favorire un accordo di pace. Tuttavia, il leader ucraino ha minacciato blackout nelle regioni di confine russe e a Mosca. Funzionari russi hanno anche suggerito che Kiev intenda usare i missili per «attacchi terroristici».

 

Durante i momenti con la stampa, il presidente ha prodotto una scena imprevedibile quando ha parlato della discussione avuta con Putin di un tunnel tra l’Alaska e la Siberia, chiedendo quindi allo Zelens’kyj cosa ne pensasse. L’ex attore ha risposto con tempi comici «non sono felice di questa cosa», sorridendo. «Non credo che gli piaccia» ha detto Trump ridendo.

 

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Il progetto di tunnello sotto lo stretto di Bering, che tocca le isole Diomede, esiste da molto tempo.

 

Il concetto di un collegamento tra i due continenti (un ponte o tunnel chiamato «Kennedy-Khrushchev World Peace Bridge») è emerso durante la Guerra Fredda, con proposte già nel 1905 dall’Impero Russo e nel 1904 da magnati ferroviari americani. Nel 2007, la Russia ha pianificato un tunnel da $65 miliardi come parte di una rete ferroviaria trans-siberiana. Nel 2011, funzionari russi hanno sostenuto un tunnel da 100 km per collegare Yakutsk a Komsomolsk-on-Amur, estendendolo all’Alaska. Nel 2015, si è parlato di una collaborazione Russia-Cina per un ponte stradale con oleodotti.

 

Il 16 ottobre 2025, Kirill Dmitriev, inviato per gli investimenti del presidente russo Vladimir Putin e CEO del Fondo Russo per gli Investimenti Diretti (RDIF), ha proposto il «Putin-Trump Tunnel» su X (ex Twitter), rivolgendosi direttamente a Elon Musk e alla sua Boring Company, l’azienda che crea tunnelli stradali. Il Dmitriev lo ha descritto come un «simbolo di unità» per collegare le Americhe all’Eurasia.

 

Dmitriev ha rivelato che uno studio di fattibilità è iniziato sei mesi fa (aprile 2025), con RDIF che ha già esperienza in ponti come quello Russia-Cina.

 

Con i suoi 112 chilometri di lunghezza, si tratterebbe del tunnel più lungo del mondo. Un costo stimato sarebbe di 65 miliardi, ma riducibile, per una durata di lavori di meno di otto anni.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’incontro Trump-Zelens’kyj è seguito a una telefonata tra Trump e Putin, dopo la quale entrambe le parti hanno espresso l’intenzione di organizzare un vertice a Budapest, in Ungheria, nel prossimo futuro.

 

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Trump e Putin si telefonano: «può portare alla pace»

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Giovedì il presidente russo Vladimir Putin ha avuto una conversazione telefonica con il presidente statunitense Donald Trump, come confermato dal portavoce del Cremlino Demetrio Peskov.   Circa 40 minuti prima della conferma russa, Trump aveva annunciato sulla sua piattaforma Truth Social di essere impegnato in una chiamata «in corso» e «prolungata» con Putin.   Il colloquio tra i due leader si è tenuto in un contesto di crescenti tensioni tra Mosca e Washington, a seguito della proposta di Trump di fornire all’Ucraina missili Tomahawk a lungo raggio, in grado di colpire in profondità il territorio russo, in vista del suo incontro programmato con Volodymyr Zelens’kyj per venerdì.   Mosca ha criticato duramente questa possibile decisione, avvertendo che annullerebbe la fiducia diplomatica costruita tra Russia e Stati Uniti senza alterare la situazione sul campo.   Fornire tali armi a Kiev spingerebbe Mosca ad adottare contromisure necessarie, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Peskov.   La telefonata rappresenta il primo contatto tra Putin e Trump dal loro incontro di persona ad Anchorage, in Alaska, a metà agosto. Mosca ha riferito che, dopo il vertice, le comunicazioni con Washington si sono notevolmente ridotte. Tuttavia, i funzionari russi hanno sottolineato che il processo avviato in Alaska «non è terminato» e che lo «spirito di Anchorage» rimane «vivo».

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Trump ha dichiarato che il colloquio con Putin potrebbe condurre a un accordo di pace per il conflitto ucraino. Le tensioni tra Stati Uniti e Russia si sono intensificate a causa delle possibili forniture di missili Tomahawk all’Ucraina, e i negoziati di pace sono rimasti in stallo. Trump ha descritto la conversazione, durata due ore e mezza, come «molto produttiva», suggerendo che un accordo di pace potrebbe essere imminente.   «Ho trovato che fosse una chiamata eccellente, molto produttiva… Pensiamo di poter fermare [il conflitto]», ha detto. «Questa potrebbe essere una chiamata così fruttuosa che alla fine… vogliamo raggiungere la pace».   In precedenza, Trump aveva scritto su Truth Social che durante la telefonata erano stati compiuti «grandi progressi» e aveva annunciato che lui e Putin avevano concordato di organizzare un vertice bilaterale a Budapest, in Ungheria.   Il presidente USA ha riferito ai giornalisti che l’incontro si terrà probabilmente entro due settimane, dopo i colloqui tra il Segretario di Stato americano Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Sergio Lavrov, oltre all’incontro di Trump con il leader ucraino Volodymyr Zelens’kyj a Washington, previsto per venerdì. L’ultimo vertice Putin-Trump, svoltosi ad Anchorage, in Alaska, ad agosto, non aveva prodotto risultati concreti, ma giovedì Trump ha dichiarato di aver «posto le basi» per un processo di pace più ampio.   Riguardo alle possibili consegne di missili Tomahawk a Kiev, Trump non ha né confermato né smentito i piani, sottolineando però che, pur disponendo di «molti» missili, gli Stati Uniti ne hanno bisogno per la propria sicurezza e «non possono esaurire» il loro arsenale.   Secondo Yury Ushakov, consigliere di Putin per la politica estera, durante la telefonata il presidente russo ha avvertito Trump che l’invio di Tomahawk a Kiev non cambierebbe l’andamento del conflitto, ma potrebbe «compromettere gravemente le prospettive di una soluzione pacifica» e danneggiare le relazioni tra Russia e Stati Uniti.   Ushakov ha sottolineato che Putin ha riaffermato l’impegno di Mosca per una «risoluzione politico-diplomatica pacifica», descrivendo la discussione come «molto concreta ed estremamente franca», aggiungendo che i preparativi per il prossimo vertice Putin-Trump inizieranno immediatamente, con Budapest in fase di valutazione come sede.   Il primo ministro ungherese Vittorio Orban ha poi scritto su X di aver discusso con Trump, confermando che i preparativi sono già in corso.  

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Budapest si prepara ad ospitare il vertice Putin-Trump

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L’Ungheria e la Russia hanno avviato discussioni sui preparativi per il vertice tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, previsto a Budapest, ha annunciato il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto.

 

In un post su Facebook pubblicato venerdì, Szijjarto ha riferito di aver avuto una conversazione telefonica con Yury Ushakov, principale consigliere di Putin per la politica estera, confermando che «i preparativi sono in pieno svolgimento».

 

Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha dichiarato di aver parlato al telefono con Putin venerdì. Szijjártó ha aggiunto che il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e il Segretario di Stato americano Marco Rubio si incontreranno più tardi nella stessa giornata.

 

Szijjarto ha sottolineato che l’Ungheria è pronta a garantire la sicurezza dei colloqui tra Russia e Stati Uniti, che si concentreranno sul conflitto ucraino, e che Budapest accoglierà Putin con rispetto, assicurandogli libertà di movimento da e per il Paese.

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Giovedì Orban aveva annunciato che Budapest è pronta a ospitare l’incontro tra i due presidenti, definendolo «una grande notizia per i popoli amanti della pace nel mondo» e descrivendo l’Ungheria come «un’isola di pace».

 

L’incontro tra Trump e Putin è stato annunciato per la prima volta dal presidente statunitense giovedì, dopo una telefonata tra i due leader, la prima in quasi due mesi, durata oltre due ore secondo il Cremlino e la Casa Bianca. Trump ha definito la conversazione «molto produttiva», sottolineando che «sono stati compiuti grandi progressi».

 

Anche il Cremlino ha confermato il vertice programmato, con Ushakov che ha dichiarato che i preparativi sarebbero iniziati «senza indugio». Ha precisato che Budapest era stata proposta come sede dell’incontro da Trump e che Putin aveva subito appoggiato l’idea.

 

L’ultimo incontro tra Putin e Trump si era tenuto a metà agosto in Alaska, incentrato sul conflitto in Ucraina e sul rilancio delle relazioni tra Russia e Stati Uniti. È stato il loro primo faccia a faccia dal 2019. Entrambi i leader avevano definito il vertice produttivo, pur senza registrare progressi significativi.

 

Sebbene i contatti tra Mosca e Washington siano successivamente diminuiti, Lavrov ha dichiarato all’inizio di questa settimana che il processo avviato in Alaska «non è concluso» e che le due nazioni hanno ancora «molto da fare».

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