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Cina

20° Congresso Partito Comunista Cinese: Xi aspetta incoronazione. I dissidenti languono in cella

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

 

Rafforzato lo Stato di polizia e il controllo sociale con la politica «zero-Covid». Casi estremi in Tibet e Xinjiang. Molti attivisti e avvocati per i diritti umani rimangono in prigione in attesa di processo o di una sentenza. In Cina si devono affermare i «due capisaldi» di Xi.

 

 

Mentre il Partito Comunista Cinese si appresta a celebrare il suo 20° Congresso, il regime intensifica la repressione e il controllo sociale. Per assicurarsi un terzo, storico mandato al potere, Xi Jinping ha rafforzato il suo Stato di polizia con la politica «zero-COVID», anche a scapito delle prestazioni economiche della nazione.

 

L’obiettivo di «azzeramento» del COVID è usato a scopi politici soprattutto in Tibet e nello Xinjiang, dove Pechino dice di combattere separatismo e terrorismo.

 

Come riporta Chinese Human Rights Defenders, sono molti ad esempio gli attivisti umanitari che languono in prigione in attesa di processo o della sua conclusione. Xu Zhiyong e Ding Jiaxi sono tra i più noti: per loro si attende la sentenza in un procedimento già concluso. Lo stesso discorso vale per Chang Weiping, processato il 26 luglio.

 

Ci sono preoccupazioni per Li Qiaochu, fidanzata di Xu. Non versa in buone condizioni di salute: il suo avvocato sostiene che le autorità carcerarie la obbligano ad assumere farmaci che le hanno fatto perdere molto peso.

 

È in condizioni peggiori la attivista Xu Qin: in una visita in luglio al centro detentivo di Yangzhou il suo avvocato l’ha trovata sulla sedia a rotelle. Malgrado la sua situazione fisica, Xu si rifiuta di dichiararsi colpevole.

 

La nota avvocato per i diritti umani Li Yuhan è in carcere da più di cinque anni. Attende la sentenza di un processo chiuso un anno fa: da tempo i suoi familiari e difensori hanno chiesto la scarcerazione per gravi motivi di salute.

 

Alla vigilia del Congresso, la macchina partitica è impegnata a promuovere i «due capisaldi» di Xi: stabilire il suo ruolo come «centro» del Partito e affermare il suo pensiero come guida per il Paese. Per i dissidenti non c’è spazio.

 

 

 

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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

 

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Cina

I cattolici cinesi piangono padre Giacomo Huang, sacerdote sopravvissuto a decenni di persecuzioni

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Già amministratore apostolico di Kunming e di altre due diocesi è morto a più di novant’anni. Era seminarista nel 1949 quando arrivarono i comunisti: ha dovuto attendere il 1995 per poter essere ordinato prete dopo il carcere e il lavoro in un’officina. «Molto rispettato da tutti, viveva una vita semplice e dura».

 

Aveva atteso più di quarant’anni per poter diventare sacerdote. Decenni trascorsi in carcere o in fabbrica, senza mai smettere di coltivare la sua vocazione. Che ha vissuto poi fino alla fine, al servizio del suo gregge nello Yunnan. C’è tutta la storia recente del cattolicesimo in Cina – tra le tante ferite e la sua straordinaria capacità di rinascita – nella vicenda umana di padre Giacomo Huang Guirong, già amministratore apostolico dell’arcidiocesi di Kunming, morto la sera del 16 giugno nella contea di Leping a più di novant’anni.

 

Era nato il 25 luglio 1933 (o 1932) nella contea di Huaping, a Lijiang: era il figlio più giovane di una famiglia cattolica accanto a due sorelle. Da bambino aveva studiato nella scuola parrocchiale locale, per poi entrare nel seminario di Kunming. Nel 1949, però, l’arrivo dei comunisti portò alla chiusura di questo seminario, ma il seme della vocazione che l’adolescente Huang Guirong portava nel cuore si sarebbe rivelato più forte di ogni prova.

 

Nel 1953 – con il consenso di mons. Luigi He Dezong, amministratore apostolico della Chiesa di Kunming dopo la forzata partenza dell’arcivescovo Alexandre Derouineau, missionario francese dei MEP – il giovane Giacomo studiò temporaneamente teologia e filosofia presso la cattedrale. Ma due anni più tardi fu costretto ad andare a lavorare come operaio in un’officina per la riparazione delle automobili.

 

Questo non gli impedì, comunque, di continuare a impegnarsi attivamente nella comunità cattolica locale. E proprio per questo nel 1966 – quando arrivò la nuova tempesta della Rivoluzione culturale – venne arrestato e trascorse più di dieci anni in carcere.

 

Uscito di prigione nel 1978, tornò a lavorare presso una stazione di macchine agricole della contea di Mile. E quando nel 1986 anche quella venne sciolta ha continuato a vivere nel villaggio di Xiaomabu facendo il falegname e si racconta che in quegli anni di prime timide apertura in Cina predicasse il Vangelo mentre svolgeva il suo lavoro.

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Nel 1994, dopo circa un anno di formazione da parte di mons. He Dezong – che dopo essere passato anche lui per l’esperienza dei campi di lavoro durante la Rivoluzione culturale, stava ricostruendo con pazienza la Chiesa locale – fu valutato idoneo a diventare sacerdote. L’ordinazione tanto attesa di padre Huang avvenne il 4 giugno 1995 nella cattedrale di Zhaotong, per mano del vescovo mons. Matteo Chen Muchen, allora 92enne, che sarebbe morto appena due anni dopo.

 

L’amministratore apostolico He Dezong, lo destinò al villaggio di Lefeng, nel distretto di Qujing, come sacerdote di questa chiesa. Nel febbraio 2012 poi, in seguito alla morte di padre Zhang Wenchang – che aveva raccolto il testimone da mons. He Dezong alla guida della comunità di Kunming e delle altre due diocesi dello Yunnan – fu proprio padre Huang a divenire l’amministratore apostolico. In una situazione, però, divenuta complessa dopo che con uno strappo nel 2006 gli organismi ufficiali controllati dal partito avevano imposto l’ordinazione episcopale dell’allora giovane sacerdote padre Ma Yinglin, senza il mandato della Santa Sede.

 

Una spaccatura sanata da papa Francesco solo nel 2018, quando – contestualmente alla prima firma dell’Accordo provvisorio tra Roma e Pechino sulla nomina dei vescovi – mons. Ma fu riammesso nella piena comunione ecclesiale, insieme ad altri sei presuli cinesi come lui ordinati illecitamente.

 

In tutte queste vicende l’ex amministratore apostolico è rimasto sempre una figura esemplare per tutti.

 

«Padre Giacomo era un sacerdote molto rispettato nella Chiesa dello Yunnan – si legge nella nota biografica giunta ad AsiaNews insieme alla notizia della sua morte – che viveva una vita semplice e dura, ed era meticoloso, coscienzioso e responsabile nel suo lavoro pastorale. Nella società materialista di oggi, essere in grado di mantenere un tale stato di purezza e di rimanere incontaminati è un miracolo donato da Dio ai nostri tempi».

 

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Immagine da AsiaNews; modificata

 

 

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Cina

Detriti di navicella spaziale cinese cadono in un’area popolata

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Un video che mostra apparentemente i detriti di un veicolo spaziale che colpisce il suolo in un’area popolata è stato caricato sulla piattaforma di social media cinese Weibo.   Secondo quanto riferito, l’incidente è avvenuto sabato durante il lancio di un razzo vettore cinese Long March 2C che trasportava un carico utile satellitare cino-francese dal centro di lancio satellitare di Xichang.   Il sito di lancio, dedicato esclusivamente alla messa in orbita dei satelliti, si trova in una valle a circa 85 km a nord-ovest della città di Xichang, nella provincia cinese del Sichuan.

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La clip ha catturato quello che sembra un razzo che scende rapidamente dal cielo emettendo fumo arancione scuro. Si vedono gente del posto spaventata correre ai ripari mentre i detriti si schiantano al suolo dietro diversi edifici e alberi.   Secondo un altro post su Weibo, parti della navicella spaziale sarebbero cadute nella contea di Guiding, nella provincia centro-meridionale del Guizhou. La provincia del Sichuan confina con Guizhou a sud-est.   Il sito SpaceNews ha riferito che un avviso di chiusura dello spazio aereo per il lancio aveva stabilito una zona di pericolo temporaneo, che includeva la contea di Guiding.   Finora non ci sono notizie ufficiali su eventuali vittime o danni materiali a seguito dell’incidente.   La China National Space Administration (CNSA) ha annunciato sabato che il suo razzo Long March 2C ha «lanciato con successo» un satellite astronomico sino-francese in un’orbita a 600 km sopra la Terra.

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  Il satellite, chiamato Space-based Multi-band Variable Object Monitor (SVOM), è stato sviluppato congiuntamente dalla CNSA e dal Centre National d’Etudes Spatiales (CNES) francese negli ultimi due decenni.   La SVOM ha lo scopo di studiare i lampi di raggi gamma (GRB), che sono i fenomeni esplosivi più violenti dello spazio, capaci di rilasciare in pochi secondi tanta energia quanta ne emetterà il Sole durante la sua intera vita di 10 miliardi di anni.   «Siamo in attesa di alcune scoperte importanti, come i primi lampi di raggi gamma avvenuti quando l’universo era ancora nella sua infanzia, che ci aiuteranno a studiare l’evoluzione cosmica (…) lampi di raggi gamma speciali e rari, e forse anche (…) nuovi tipi di esplosioni» ha dichiarato lo Wei Jianyan, che è il principale ricercatore cinese della SVOM.   Come riportato da Renovatio 21, non si tratta della prima volta che la Repubblica Popolare Cinese ha problemi con detriti spaziali precipitati sulla Terra. Anche l’India, Paese che spinge per divenire potenza spaziale (sfruttando anche il settore privato), ha incontrato inconvenienti simili.   Tuttavia, la vera questione rimane quella dei detriti spaziali orbitanti, il cui affastellarsi potrebbe provocare quella che chiamano la sindrome di Kessler, una condizione di pericolo costante a causa di spazzatura cosmica che renderebbe impossibile per l’umanità di uscire dall’atmosfera per secoli o perfino per millenni.   Una guerra spaziale, va ricordato, potrebbe impedire all’umanità l’accesso allo spazio per secoli o millenni, a causa dei detriti e della conseguente sindrome di Kessler. Tuttavia, pare che gli eserciti si stiano davvero preparando alla guerra orbitale.
La corsa internazionale verso la Luna si sta intensificando in grande stile e la Cina si pone tra i paesi più avvantaggiati nella sfida cosmonautica che poche potenze al mondo sono in grado di portare avanti. Essa non ha dubbi riguardo l’idea di sfruttare le risorse minerarie della Luna.   Come riportato da Renovatio 21la Cina sta investendo in armi progettate per bloccare o distruggere i satelliti statunitensi, cioè armi antisatellite (ASAT): «dal laser abbagliante al jamming, all’abbattimento cinetico da terra o dallo spazio – in tutte queste cose, sono in marcia», avrebbe rivelato una fonte del Pentagono a Natural News 11 mesi fa.   Di fatto, la Cina ha già schierato missili terrestri per distruggere i satelliti in orbita terrestre bassa (LEO).   Come riportato da Renovatio 21, vi sarebbe un piano di Pechino per colonizzare pianeti oltre il sistema solare.

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Immagine screenshot da Twitter
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Cina

La Cina attacca il G7: si è trasformato in uno strumento dell’egemonia globale USA

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Il gruppo G7 non rappresenta la comunità internazionale e si sta gradualmente trasformando in uno strumento che garantisce l’egemonia globale degli Stati Uniti e dei paesi occidentali, ha detto lunedì il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian.

 

«Il G7 ha abbandonato da tempo il suo intento iniziale di coordinare e stabilizzare l’ambiente economico internazionale e ora diventa sempre più uno strumento politico per garantire l’egemonia globale degli Stati Uniti e dell’Occidente», ha detto Lin in un briefing, aggiungendo che il blocco può non rappresentano più la comunità globale poiché rappresentano solo il 10% della popolazione mondiale e la quota dei suoi paesi nell’economia globale è in continua diminuzione.

 

Commentando la dichiarazione finale del vertice del G7 in Puglia, il portavoce ha affermato che ciò manipola le questioni legate alla Cina e deturpa il Paese. Ha anche detto che il documento è pieno di bugie e arroganza e non ha alcuna base fattuale.

 

«Il G7 afferma di voler sostenere la pace nel mondo, ma promuove comunque la definizione di confini basati su ideologie e valori. Inoltre, promuove una falsa narrativa sulla rivalità tra democrazia e autoritarismo e utilizza piccoli club per provocare il confronto tra i blocchi», ha affermato Lin, aggiungendo che le azioni del blocco vanno contro le tendenze globali di sviluppo pacifico.

 

Dal 13 al 15 giugno si è svolto in Puglia il vertice dei leader del G7. Nella dichiarazione successiva al vertice, il blocco ha promesso di «adottare misure» contro la Cina e altri Paesi che sostengono finanziariamente la «macchina da guerra» russa.

 

Come riportato da Renovatio 21, la NATO – gruppo di fatto parallelo al G7 – per bocca del suo segretario Jens Stoltenberg aveva dichiarato la Cina come il futuro nemico principale dell’Alleanza Atlantica in quanto minaccia alla sua sicurezza e ai suoi valori, qualsiasi cosa queste parole significhino.

 

La Cina ha ricambiato attaccando apertis verbis la NATO come fonte delle tensioni in Kosovo e mostrando insofferenza per l’inclusione di Giappone e Corea del Sud nella Difesa Cibernetica NATO.

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Immagine di Remko Tanis via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-SA 2.0

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