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Intelligenza Artificiale

13enne diviene l’unico essere umano a finire Tetris, il gioco che il padre di Ghislaine Maxwell avrebbe voluto comprare

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Il tredicenne dell’Oklahoma Willis Gibson è diventato il primo essere umano ad aver battuto il videogioco Tetris, più di tre decenni dopo la sua prima uscita sul mercato.

 

Il giovane Gibson, conosciuto online con il soprannome di «Blue Scuti», ha pubblicato online un video del suo risultato da record dopo aver impiegato solo 38 minuti per raggiungere il livello 157, prima che si il gioco si fermasse con il cosiddetto «kill screen», cioè la schermata di fatto conclusione del gioco. Il suo punteggio già segnava «999999» punti.

 

«Per favore, vai in crash», dice il Gibson nel video mentre completa un’altra linea di blocchi che cadono, poco prima che il gioco si blocchi definitivamente. «Oh my God!» esclama. «Sì! Sto per svenire. Non riesco a sentire le mie mani».

 

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Solo fino a pochi anni fa si riteneva possibile avanzare al livello 29. In precedenza, solo bot di intelligenza artificiale appositamente progettati erano in grado di forzare il gioco alla schermata finale.

 

«Non è mai stato fatto da un essere umano prima», ha detto mercoledì Vince Clemente, presidente del Campionato mondiale di Tetris classico, riporta il New York Times. «Fondamentalmente è qualcosa che tutti pensavano fosse impossibile fino a un paio di anni fa».

 

Gibson, che mantiene le sue abilità nel Tetris con circa 20 ore di pratica a settimana, è diventato uno dei migliori giocatori competitivi degli Stati Uniti da quando ha iniziato a giocare solo due anni fa.

 

«Quando ho iniziato a giocare non mi sarei mai aspettato di finirlo», ha scritto sul suo canale YouTube. Gibson afferma inoltre di aver battuto il record di punteggio complessivo, così come altri tre record mondiali di Tetris. Il ragazzo ha dedicato il suo successo al defunto padre Adam, scomparso il mese scorso.

 

Tetris presenta una serie di blocchi che cadono che un giocatore deve disporre in linee orizzontali a velocità sempre più incredibili. L’iconico gioco ha confuso i giocatori sin dalla sua uscita 34 anni fa sulle console Nintendo, dopo essere stato creato dall’ingegnere sovietico Alexei Pajitnov nel 1984.

 

È considerato uno dei videogiochi più amati e duraturi della storia e rimane popolare fino ai giorni nostri, con una nuova generazione di giocatori che partecipano su console e telefoni cellulari.

 

La storia della cessione dei diritti del Tetris dallo Stato sovietico in disfacimento alla Nintendo è raccontata nella recente pellicola Tetris (2023), che mette in scena gli sforzi del mediatore americano Henk Rogers che si trova a fronteggiare non solo la cupidigia di agenti sovietici corrotti, ma anche la concorrenza sleale di Robert Maxwell, il magnate dei media e bancarottiere padre della madame di Epstein Ghislaine Maxwell.

 

Maxwell, che poteva vantare rapporti diretti con Gorbachev, stava affrontando gli scandali per le frodi che trascinarono nel fango il suo impero economico. Secondo la pellicola, Maxwell inizialmente aveva mandato avanti a trattare uno dei suoi dieci figli, che però era all’oscuro dei magheggi del padre. Il caso di Ghislaine, che si dice fosse la figlia preferita, è diverso: molti dicono che abbia ereditato dal padre il ruolo di spia per i servizi israeliani, per i quali Maxwell senior secondo un libro di Sy Hersh – The Samson Option avrebbe trafficato, tra le altre cose, segreti atomici: secondo il reporter premio Pulitzer, fu Maxwell ad avvisare gli israeliani delle intenzioni del fisico nucleare Vanunu, poi rapito a Roma nel 1986 e sparito per molti anni.

 

Maxwell senior, che scomparve una notte nell’oceano dal suo panfilo che si chiamava proprio Ghislaine come l’amata figlia ora in carcere, nonostante le aderenze con le altissime sfere sovietiche non ottenne la licenza per la diffusione del gioco sul mercato mondiale: la spuntò la Nintendo, che accluse il gioco alla sua rivoluzionaria console tascabile in fase di lancio – il mitico Gameboy – cambiando per sempre la storia dei videogiochi.

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Immagine screenshot da Twitter

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Intelligenza Artificiale

Notizie false nel podcast di lancio dell’intelligenza artificiale del WaPo

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I nuovi podcast personalizzati generati dall’intelligenza artificiale del Washington Post hanno proposto agli abbonati citazioni inventate e imprecisioni fattuali. Lo riporta la testata Semafor basandosi su comunicazioni interne del quotidiano americano.   Lanciata all’inizio della settimana, questa funzione offre agli utenti delle app mobile podcast creati con l’IA che riassumono e narrano automaticamente notizie selezionate, attingendo agli articoli pubblicati dal giornale.   Entro 48 ore dal debutto del prodotto, i dipendenti del WaPo hanno iniziato a denunciare vari problemi, tra cui citazioni false, attribuzioni errate di dichiarazioni e dettagli fattuali inesatti.   «È davvero sconcertante che sia stato permesso di procedere con tutto questo», avrebbe scritto un redattore del WaPo in un messaggio interno. Al momento della pubblicazione dell’articolo di Semafor, il Washington Post non aveva ancora riconosciuto pubblicamente le criticità.

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Questi errori segnalati emergono in un periodo di crescente scrutinio sulla credibilità dei media statunitensi. Alla fine del mese scorso, la Casa Bianca ha attivato sul suo sito ufficiale un sistema di monitoraggio della parzialità mediatica, con l’obiettivo di elencare pubblicamente articoli e testate che l’amministrazione ritiene distorti o inaccurati. Il WaPo figura in posizione di rilievo sull’elenco, accanto a organi come CNN, CBS e Politico.   Il WaPo è uno dei principali quotidiani nazionali degli Stati Uniti, insieme al New York Times e al Wall Street Journal. Dal 2013 è proprietà del fondatore di Amazon, Jeff Bezos. Sotto la sua guida, il WaPo ha potenziato le attività digitali e investito massicciamente nella tecnologia.   Le difficoltà dei podcast generati dall’IA del WaPo si manifestano mentre altri grandi media si orientano verso soluzioni analoghe. Società come Yahoo e Business Insider hanno di recente annunciato o ampliato strumenti basati sull’intelligenza artificiale per sintetizzare gli articoli, nell’ambito di una tendenza generale del settore a impiegare l’IA per contenere i costi, velocizzare la produzione e personalizzare i contenuti per i lettori.   L’incidente evidenzia preoccupazioni più generali sull’impiego dell’Intelligenza Artificiale nel giornalismo, dove i sistemi automatizzati hanno più volte generato errori, cosiddette allucinazioni e informazioni fuorvianti. Organizzazioni mediatiche ed esperti hanno messo in guardia sul fatto che, in assenza di robusti controlli editoriali, i contenuti prodotti dall’IA rischiano di minare l’accuratezza, la responsabilità e la fiducia del pubblico.

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Immagine di Esther Vargas via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0
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L’ascesa dell’AI avanzata potrebbe avere conseguenze catastrofiche: parla il CEO di Google DeepMind

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Demis Hassabis, amministratore delegato di Google DeepMind, ha lanciato un monito sul cammino verso l’intelligenza artificiale generale (AGI), che potrebbe sfociare in «esiti catastrofici» quali cyberattacchi alle reti energetiche o idriche. Secondo lo Hassabis, l’AGI potrebbe concretizzarsi entro i prossimi dieci anni.

 

Durante il suo intervento all’Axios AI+ Summit della scorsa settimana a San Francisco, Hassabis ha delineato l’AGI come un sistema capace di manifestare «tutte le capacità cognitive» proprie dell’umanità, inclusa la propensione all’invenzione e alla creatività.

 

Egli ha rilevato che i modelli linguistici di grandi dimensioni odierni continuano a essere «intelligenze frastagliate», afflitte da deficit nel ragionamento, nella programmazione a lungo raggio e nell’apprendimento persistente. Nondimeno, ha ipotizzato che un’IA autenticamente intelligente possa emergere a breve, grazie a un potenziamento costante e «un paio di grandi innovazioni in più».

 

Al contempo, Hassabis ha ammesso che la fase propedeutica all’AGI sarà verosimilmente costellata da pericoli concreti e «risultati catastrofici», tra cui cyberattacchi alle infrastrutture energetiche o idriche.

 

«Probabilmente sta già quasi accadendo ora… forse non ancora con un’intelligenza artificiale molto sofisticata», ha osservato, indicandolo come «il vettore vulnerabile più ovvio». Ha proseguito evidenziando che attori malevoli, agenti autonomi e meccanismi che «deviano» dalle direttive iniziali esigono contromisure robuste. «È un rischio non nullo», ha concluso, in riferimento alla eventualità che apparati evoluti «scavalchino il guardrail».

 

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Le apprensioni di Hassabis riecheggiano allarmi più estesi diffusi nel panorama tecnologico mondiale.

 

Come riportato da Renovatio 21, missiva aperta diramata a ottobre, sottoscritta da luminari del settore e figure di spicco, ha sostenuto che entità «superintelligenti» potrebbero mettere a repentaglio la libertà umana o la stessa esistenza, proponendo una moratoria globale sullo sviluppo dell’IA sin quando non se ne assicuri la saldezza. Tra i sottoscrittori, il co-fondatore di Apple Steve Wozniak, i pionieri dell’IA Geoffrey Hinton e Yoshua Bengio, il magnate Richard Branson del gruppo Virgin, oltre a personalità di rilievo politico e culturale.

 

Un ulteriore appello a mettere in pausa lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale è stato firmato da un gruppo internazionale di medici e pubblicato dalla prestigiosa rivista medica BMJ Global Health. «Ci sono scenari in cui l’AGI [Intelligenza Artificiale Generale, ndr] potrebbe rappresentare una minaccia per gli esseri umani, e possibilmente una minaccia esistenziale» scrivono nell’appello i dottori di varie parti del mondo.

 

Più pessimista è l’esperto dei pericoli dell’AI Eliezer Yudkowsky, che ha lanciato un appello per chiedere la distruzione materiale dei data center dell’AI prima che sia troppo tardi, dichiarando che «tutti sulla Terra moriranno».

 

Altre voci, tuttavia, propendono per un’interpretazione più rosea.

 

Elone Musk, che pure fa parte degli apocalittici riguardo i rischi delle macchine pensanti, ha dichiarato il mese scorso che gli avanzamenti dell’IA e della robotica potrebbero rendere il lavoro «facoltativo» tra 10-20 anni e che la moneta potrebbe rivelarsi «irrilevante» in un’economia IA-centrica, pur rammentando che occorrono ancora salti tecnologici sostanziali affinché tale orizzonte si materializzi.

 

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Intelligenza Artificiale

L’AI renderà il lavoro «facoltativo» e il denaro «irrilevante»: Musk come Marx e i sovietici

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Secondo l’imprenditore americano Elon Musk, gli avanzamenti nell’intelligenza artificiale e nella robotica potrebbero trasformare il lavoro in una mera opzione anziché un imperativo nei prossimi vent’anni.   Il magnate ha espresso questa visione audace al Forum sugli investimenti tra Stati Uniti e Arabia Saudita, durante un dibattito sui risvolti a lungo termine di robotica e IA sulla manodopera.   «Non so bene cosa intenda per lungo termine, forse 10 o 20 anni, o roba del genere», ha dichiarato Musk. «La mia previsione è che il lavoro diventerà facoltativo».

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Elone ha proseguito spiegando che, in tale scenario, l’attività lavorativa verrebbe vista come un passatempo più che come un dovere, simile a chi decide di piantare ortaggi in giardino anziché acquistarli al supermercato.   «Sarà come praticare sport o dedicarsi a un videogioco, o simili», ha aggiunto. Musk ha inoltre ipotizzato che, in un’epoca dominata da IA sofisticata e robotica, il denaro potrebbe smarrire gran parte della sua centralità. «Credo che a un certo punto la valuta diventerà irrilevante», ha sostenuto.   Il Musk  ammesso, però, che resta «ancora tanto lavoro» da compiere affinché tecnologia e società si avvicinino anche solo vagamente a quel domani.   Parte del suo entusiasmo deriva dal progresso di Optimus, il robot umanoide bipede di Tesla concepito per assolvere mansioni monotone, fisiche e talora rischiose. La società immagina che Optimus possa operare un giorno in stabilimenti, depositi e persino abitazioni. Musk lo ha descritto come potenzialmente «la più grande industria o il prodotto più imponente di sempre, superiore persino ai telefonini».   Gli scettici, nondimeno, ritengono una scadenza di 10-20 anni troppo ottimistica, rammentando che svariate profezie passate di Musk – come l’avvento dei taxi autonomi entro il 2019 o una missione con equipaggio su Marte entro il 2024 – non si sono realizzate. Gli specialisti in robotica evidenziano pure che realizzare un umanoide versatile, capace di esecuzioni sicure e consistenti nel contesto reale, è infinitamente più arduo e oneroso rispetto a un automa specializzato.   Queste dichiarazioni irrompono in un frangente di allarme crescente su come IA e robotica stiano ridefinendo impiego ed economia. Negli anni recenti, le multinazionali hanno soppresso decine di migliaia di posizioni accentuando l’automazione.   Musk aveva parlato di un «High Universal Income» (Alto reddito universale) durante il suo ultimo incontro con il podcaster Joe Rogan. Da anni ritiene che il reddito universale sarà un passaggio necessario di una società automatizzata.    

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  L’idea di una società sofisticata al punto da affrancare quasi totalmente  l’individuo dal lavoro per lasciare che si dedichi alle passioni è, in realtà, una vecchia idea comunista che discende direttamente da Marx ed Engles e filtrò, ovviamente fallendo, nell’Unione Sovietica.   Ne L’ideologia tedesca (1845) il duo scrive che nella società comunista evoluta «sarà possibile fare oggi una cosa, domani un’altra, cacciare al mattino, pescare il pomeriggio, allevare bestiame la sera, criticare dopo cena, secondo il mio desiderio, senza diventare né cacciatore, né pescatore, né pastore, né critico».   Lenin riprese questa visione nel suo testo Stato e rivoluzione (1917) dove scrive che nella fase superiore del comunismo il lavoro coatto sparirà, lo Stato si estinguerà e ognuno contribuirà «secondo le sue capacità» e riceverà «secondo i suoi bisogni».   Anche Nikita Khrushchev nel 1961 (XXII Congresso del PCUS) rilanciò ufficialmente tale visione avveniristica: entro il 1980 l’URSS avrebbe raggiunto il comunismo vero e proprio, con riduzione drastica dell’orario di lavoro (sarebbe sceso progressivamente a 5-6 ore, poi a 4), abbondanza materiale e possibilità per tutti di dedicarsi a studio, arte, sport, interessi personali.   Secondo lo slogan sovietico «Da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni»: la pianificazione e l’automazione industriale avrebbero quindi dovuto liberare l’essere umano dall’alienazione del lavoro. Tuttavia, l’orario di lavoro in URSS mai calò sotto le 7-8 ore, e il lavoro era obbligatorio per legge: c’era persino il reato di «parassitismo sociale»: chi non lavorava poteva finire in carcere o ai lavori forzati).   Negli anni ’70-’80 si parlava ancora teoricamente di «riduzione della giornata lavorativa», ma nei fatti si faceva l’opposto: turni supplementari, «sabati comunisti» volontari-obbligatori, e via dicendo. L’idea che il lavoro potesse diventare facoltativo o ridotto a poche ore rimase propaganda per tutto il periodo brežneviano e successivo.   Renovatio 21 ha notato, ad ogni modo, più interessanti tracce del pensiero muskiano sulla robotizzazione di cui la sua azienda è assoluta protagonista.   Nel corso della riunione plenaria di Tesla del primo trimestre del 2025, il CEO Elon Musk ha rivelato che l’azienda si sta preparando con l’obiettivo di iniziare la produzione degli Optimus quest’anno.   «Quest’anno, speriamo di riuscire a produrre circa 5.000 robot Optimus », ha detto Musk agli investitori Tesla. «Tecnicamente puntiamo ad avere abbastanza componenti per produrne 10.000, forse 12.000, ma dato che si tratta di un prodotto completamente nuovo, con un design completamente nuovo, direi che ci riusciremo se riusciremo a raggiungere la metà dei 10.000 pezzi».

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«Ma anche 5.000 robot, sono le dimensioni di una legione romana, per vostra informazione, il che è un pensiero un po’ spaventoso» ha continuato significativamente Elon. «Come un’intera legione di robot, direi “wow”. Ma penso che costruiremo letteralmente una legione, almeno una legione di robot quest’anno, e poi probabilmente 10 legioni l’anno prossimo. Penso che sia un’unità piuttosto interessante, sapete? Unità di legione. Quindi probabilmente 50.000 circa l’anno prossimo».   Il riferimento al concetto di legione e alla storia di Roma (passione nota dell’uomo più ricco del mondo) fa venire in mente altre considerazioni espresse dal Musk negli anni scorsi, peraltro proprio riguardo a Putin.   Quando tre anni fa ancora il suo networth era di circa 240 miliardi (ora è quasi il doppio) fu intervistato per un documentario della testata germanica Welt, dove corresse il giornalista che lo descriveva come l’uomo più ricco della Terra. «Io penso che Putin sia significativamente più ricco di me», alluse Elon. «Sì lo penso davvero. Io non posso andare ad invadere altri Paesi. Credo ci sia una vecchia citazione… forse da Crasso… non sei davvero ricco sino a che non puoi permetterti una legione».     Ora Musk le legioni se le sta costruendo da sé: legioni di robot che possono combattere, pure nello spazio: il fatto che per primi su Marte arriveranno non gli uomini, ma gli umanoidi automatici di Elon Musk dovrebbe far riflettere, almeno un pochino.   Il personaggio, torna a ripetere Renovatio 21potrebbe essere l’anticristo: e questo spiegherebbe il fatto che spesse volte vediamo il fascino di quel che fa. L’anticristo, dice la Scrittura, ingannerà tutti, e sarà servito da coloro «il cui nome non è scritto nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo» (Ap, 17,8)…   Che San Giovanni stia parlando di legioni di umanoidi robotici? Che stia parlando di esseri umani creati in provetta (altra specialità personale di Musk)?  

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