Economia
Lo Yuan beneficia delle sanzioni contro la Russia
La quota dello yuan cinese nei pagamenti globali è quasi raddoppiata a causa delle politiche di sanzioni perseguite dagli Stati Uniti e dall’UE, ha detto mercoledì l’uomo d’affari russo Oleg Deripaska.
Il magnate dell’alluminio ha fatto riferimento ad un articolo del Financial Times, secondo cui i pagamenti globali effettuati in valuta cinese sono passati dall’1,9% di gennaio 2023 al 3,6% di ottobre.
«Il numero di transazioni mondiali effettuate in yuan cinesi è raddoppiato nell’ultimo anno, evidenziando l’estremo successo delle politiche sanzionatorie europee e americane», ha detto Deripaska in un commento sarcastico sul suo canale Telegram.
Il miliardario ha aggiunto che il volume dei pagamenti commerciali transfrontalieri in yuan cinesi supererà quelli effettuati in euro entro soli quattro anni.
«E a questo punto le sanzioni possono essere considerate un esercizio concluso», ha aggiunto.
Secondo l’articolo del FT, ridurre la dipendenza dal dollaro statunitense e dalle altre valute del G7 è diventato essenziale per la Cina a causa dell’escalation delle sanzioni contro la Russia e delle tensioni con gli Stati Uniti su Taiwan.
A settembre, lo yuan è diventata la seconda valuta più utilizzata nelle transazioni globali, superando l’euro per la prima volta da quando si è iniziato a tracciare i dati circa sei anni fa, secondo un rilevatore mensile della valuta cinese pubblicato dalla Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunications (SWIFT).
Dall’imposizione delle sanzioni nel 2022 e dalla loro successiva estensione, la Russia e i suoi partner commerciali tra i paesi in via di sviluppo hanno intensificato gli sforzi per ridurre l’uso del sistema finanziario occidentale e sostituire il dollaro statunitense e l’euro con le valute nazionali, tra cui yuan, rupie e dirham.
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Come riportato da Renovatio 21, la Russia quattro mesi fa aveva annunciato che pagherà in valuta cinese i dividendi dei giacimenti di Sakhalin.
All’interno del grande processo di dedollarizzazione globale, lo yuan sta prendendo quota come moneta alternativa al dollaro americano.
Ad agosto a Bolivia è divenuto il terzo Paese sudamericano ad adottare lo yuan per l’insediamento nel commercio, dopo Brasile e Argentina. Lo yuan è ora utilizzato dall’India per pagare il petrolio russo. Lo stesso dicasi per il Pakistan.
L’Iraq ha fatto sapere che userà lo yuan, mollando il dollaro, negli scambi con Pechino, e così anche la Birmania. Il RMB ha ora superato il dollaro come valuta più utilizzata nelle transazioni transfrontaliere cinesi.
Sette mesi fa era emerso che lo yuan in Russia aveva sostituito il dollaro come principale valuta estera. Importante ricordare anche le 65 mila tonnellate di gas liquido acquistate dalla Francia a Pechino pagando sempre in yuan: forse l’atto più esplicativo della situazione dopo la dichiarazione saudita di farsi pagare in danaro cinese il petrolio.
Il Brasile nel 2021 aveva incrementato le sue riserve in valuta cinese; Israele nel 2022 ha aumentato la sua riserva di yuan. Qualcuno ritiene che da un anno è di fatto iniziato un passaggio allo yuan delle Banche Centrali.
Come riportato da Renovatio 21, anche il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha suggerito di incorporare lo yuan cinese come forma di valuta accettabile per i Paesi membri da utilizzare per adempiere ai propri obblighi finanziari nei confronti del FMI.
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Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
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Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.
A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.
Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.
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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.
Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.
Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.
Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».
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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
Economia
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